Omelia del Vescovo per ordinazione diaconale di Riccardo Riccò 13 giugno 2020 – Cattedrale San Michele Arcangelo – Albenga

1.A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4, 7-8). Cari amici oggi è festa nella nostra Chiesa diocesana: nasce un nuovo diacono permanente, un ministro ordinato consacrato al servizio della gloria di Dio e del suo popolo, segno concretissimo della vocazione fondamentale di ogni cristiano sia egli vescovo, prete, religioso/a laico etc: la vocazione al servizio d’amore per quel popolo per cui Cristo ha versato il suo sangue; popolo da servire con l’annuncio della Parola, con la testimonianza di una vita evangelica, con l’impegno quotidiano di stare dalla parte dei più poveri e degli ultimi. Due circostanze caratterizzano questo evento di Chiesa, una liturgica ed una storica; la circostanza liturgica: Riccardo, nasce come diacono nella festa di Sant’Antonio di Padova un giovane santo francescano. Caso o disegno di Dio? Chissà che pur nutrendo Riccardo un particolare amore per il Carmelo e la sua spiritualità, il Signore non voglia imprimere una nota di antonianità al suo diaconato. È bello avere come padrino del proprio diaconato un tipo come Antonio di Padova; non lo dimenticare caro Riccardo! Antonio profuma di Vangelo allo stato puro! Pio XII, che nel 1946 ha innalzato Sant’Antonio tra i Dottori della Chiesa cattolica, gli ha conferito il titolo di Doctor Evangelicus.

2. La circostanza storica: l’Ordine dei Frati Minori Conventuali celebra quest’anno l’Ottavo centenario della vocazione francescana di Sant’Antonio di Padova. Ottocento anni fa, nel 1220, a Coimbra, il giovane canonico regolare agostiniano Fernando, nativo di Lisbona, venuto a conoscenza del martirio di cinque Francescani uccisi a motivo della fede cristiana in Marocco, si decise a dare una svolta alla propria Lascia la sua terra, va in Marocco, deciso a vivere coraggiosamente il Vangelo sulle orme dei martiri Francescani, ma approda in Sicilia a seguito di un naufragio sulle coste dell’Italia. Dalla terra di Sicilia, il Signore lo guida all’incontro con San Francesco d’Assisi. Nel 1221 è al Capitolo Generale ad Assisi, il famoso Capitolo delle Stuoie, dove vede e ascolta di persona San Francesco d’Assisi. Antonio fu inviato dallo stesso San Francesco a contrastare in Francia la diffusione dell’eresia catara. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova, città che sempre sarà legata in modo particolare al suo nome e che ne custodisce il corpo. Muore all’età di 36 anni.

3.“Io pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza” (Sap 7,7). Fernando è un intellettuale, è un professore universitario. Era un agostiniano, era entrato in questo ordine religioso erede della cultura, sapienza, saggezza di Agostino d’Ippona, il più grande luminare della Chiesa. Conosceva benissimo le Scritture, la Teologia, i suoi discorsi, i suoi sermoni che ci sono rimasti, mostrano proprio questa cultura. Era un aristocratico del pensiero, avrebbe fatto chissà quale carriera splendida insegnando nelle università del suo tempo. Sarà il primo dei francescani ad insegnare teologia. San Francesco invia ad Antonio tra il 1223 e il 1224 un biglietto, nel quale lo autorizza ad insegnare la teologia ai frati, pur facendo attenzione che ciò non vada a scapito della preghiera e della pietà, è l’investitura di Antonio a predicatore e maestro di teologia da parte di San Francesco: “A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute. Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione tu non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come è scritto nella Regola (FF 251-252). Quest’ uomo così dotto, così colto, un giorno è stato colpito dall’esempio di fraticelli seguaci di Francesco d’Assisi morti per Cristo. Antonio si lascia affascinare dalla vera sapienza di questi fraticelli semplici; si era accorto che loro, in un secolo in cui c’erano tante sofisticazioni, andavano alla ricerca delle cose essenziali, andavano alla ricerca della vera sapienza! Riccardo carissimo, ama questa sapienza che ha amato Antonio e va sempre all’essenziale!

4.“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). “È stato un raptus di sapienza” (Don Tonino Bello), un bisogno di sentirsi travolgere dalla Sapienza di Dio, sapienza che significa saper dare sapore alla vita. Questa è autentica conversione! Dopo un periodo di silenzio, Antonio fece anche il noviziato della gavetta, fece il cuoco nel convento dei francescani che subito lo accolsero, proprio come il venerabile Lorenzo della Resurrezione che hai scelto per la tua immaginetta ricordo dell’ordinazione. Stette in silenzio per tanto tempo, sembrava che sapesse solo scodellare e fare qualche cosa in cucina, poi un giorno siccome venne a mancare un predicatore durante una celebrazione molto importante venne chiamato lui perché qualcuno aveva sentito dirgli cose molto sagge e fu allora che tutti conobbero la sua sapienza. Da quel momento Antonio di Padova andò da un punto all’altro, nei villaggi, nelle città, passava come Francesco annunciando la Parola di Dio. Parlava del Vangelo, insegnava il Vangelo e, come Francesco d’Assisi, chiedeva alla gente che lo mettesse in pratica sine glossa, senza commenti, il Vangelo così come sta scritto. Uno dei compiti principali del diacono permanente è proprio il servizio della Parola, dell’annuncio del Vangelo non solo in Chiesa, durante le celebrazioni, ma soprattutto nelle periferie, nei luoghi dove il prete non arriva, nel posto di lavoro; sempre in umiltà e semplicità. Caro Riccardo non fare il ‘chierichettone’, la nostra Diocesi ne ha anche troppi, sii un innamorato del Vangelo, diventa Vangelo vivente ed annunciatore forte e coraggioso, preparato e appassionato, il diacono permanente è un evangelizzatore di frontiera!

5. Il segreto di Antonio è Gesù! Lo adora nel suo cuore, lo testimonia nella sua vita, lo annuncia con la sua parola, lo serve nei poveri e negli ammalati. Ti auguro, caro Riccardo, “di sperimentarne la stessa santa inquietudine che lo condusse sulle strade del mondo per testimoniare, con la parola e le opere, l’amore di Dio” (Francesco, Lettera al Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali negli 800 anni della vocazione francescana di Antonio, 15/2/2020). Il suo esempio di condivisione con le difficoltà delle famiglie, dei poveri e disagiati, come la sua passione per la verità e la giustizia, alimenti il tuo generoso impegno di donazione e servizio per risplendere nella nostra Chiesa diocesana come   messaggero e testimone della gloria di Dio.

+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia

 

 

 

Albenga, 13 giugno 2020

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