Omelia del Vescovo della Domenica di Pasqua di Risurrezione 2020

1. ‘Un angelo del Signore… rotolò la pietra’. Sembra quasi che una grossa pietra posata sopra il cuore ci impedisca di gustare la gioia della Pasqua e soprattutto il pensiero che non sappiamo chi ce la rotolerà via; se non fosse per quell’aria di primavera e per quel verde luminoso e incantato, trapuntato dal colore degli alberi da  frutto in fiore della nostra riviera potremmo dire che tutto è uguale; sembra non esserci traccia di un che di diverso: la pandemia che ha colpito la nostra Italia e tanti Paesi esteri va avanti anche se da segni di remissione, le difficoltà economiche e lavorative che ha creato le abbiamo di fronte e davanti a noi e incidono sulla nostra serenità, ci fanno sperimentare la pietra all’ingresso del sepolcro, inamovibile con le nostre forze. E soprattutto l’idea che dentro al sepolcro c’è un cadavere di uno nel quale avevamo riposto tanta speranza e che vorremmo vivo; ormai, però, inesorabilmente cadavere. Insomma la delusione per un’impossibile primavera, per un’impossibile risurrezione. Evdokimov, grande teologo ortodosso del ‘900, ci aiuta quando afferma che la Risurrezione è accessibile da una prospettiva fenomenologica e da una ontologica. Noi percepiamo ancora solo quella fenomenologica, non individuiamo i segni della risurrezione in atto nella storia, bensì i segni della morte: non ci sembra vero che se Gesù è risorto le cose possano andare come prima; in altri termini stiamo andando al sepolcro e ci chiediamo chi e come potremo far rotolare via la pietra! Siamo persuasi che tutto sia finito e nulla sia cambiato nel mondo e nell’uomo. Invece nel profondo dell’essere tutto è rinnovato. Sono state fatte nuove tutte le cose (cfr Ap. 21,5); i nostri occhi, come quelli dei discepoli di Emmaus, sono ancora incapaci di ri-conoscerlo e viviamo una sorta di lutto divino. C’è una pietra, c’è un cadavere. Triste Chiesa quella in lutto per il suo Signore, triste Chiesa quella senza ‘la grande speranza’.

2. So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto. Le due donne, Maria di Magdala e “l’altra Maria” cercano il Salvatore, il Liberatore, ma ormai lo cercano tra i morti, resto pietoso di un tempo che fu carico di speranza nel suo operato, ricco di prospettive di vita nuova, ma ormai irrimediabilmente chiuso nel sepolcro da una grossa inamovibile pietra; eppure una parola squarcia il cuore dilaniato e deluso: “E’ risorto, non è qui!”. Non è qui! Cioè non è nel sepolcro, il sepolcro è vuoto e Lui Vive! Un evento radicalmente nuovo si è prodotto nelle viscere della storia: il Figlio di Dio fatto uomo è entrato nella morte e dalla morte e tornato glorioso impregnando di risurrezione l’universo: tutto è misteriosamente toccato, contaminato dalla potenza rivitalizzante e ricostruttrice. Nulla è più come prima. Qualcosa di nuovo è esploso e una energia potente protegge la vita finalmente liberata dalla morte; il sepolcro non solo è aperto, ma è vuoto! ‘La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e fino alla fine dei tempi.‘(Benedetto XVI, Verona 2006). Colui che conteneva ha rimosso da solo la pietra e vive glorioso. Il sospetto della fine di tutto si scioglie in una certezza evidente; il Signore è più avanti ci precede infiammando il mondo con il fuoco che è venuto a portare sulla terra, Lui, il Vivente. Proveniamo dalla scuola dei “maestri del sospetto” che hanno mostrato come è possibile sospettare di tutto perché ciò che si presenta come verità nasconde in realtà, a loro dire, un inganno, una menzogna, che va portata alla luce. La certezza della fede è stata spacciata per inganno e sono stati aperti orizzonti di razionalismo esasperante e opprimente, radice di violenza e di ideologismi infausti per l’uomo. Ai maestri del sospetto in questo giorno che ha fatto il Signore sostituiamo i maestri della speranza, anzi le  maestre della speranza Maria di Magdala e ‘l’altra Maria’: grazie al vostro cuore affezionato a Gesù Nazareno, siete andate al sepolcro a “visitare la tomba” “all’alba del primo giorno della settimana” (Mt 28,1); voi siete andate  per prime, gli altri discepoli persistono nel loro abbandono e nella loro fuga dall’arresto di Gesù;  e  possediamo così la certezza: il sepolcro è vuoto,  il Crocifisso è Risorto! La speranza è tornata, è davvero l’alba di un giorno nuovo, l’alba di un giorno dove Cristo vive per sempre e comunica a noi la sua vita nuova, l’alba del “giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!” (Sal 118,24) “lasciamoci sorprendere da quest’alba diversa, lasciamoci sorprendere dalla novità che solo Cristo può dare” (Francesco, Omelia 15-04-2017).

3.Vi precede in Galilea”. È sempre oltre, il Maestro, è già per le strade del mondo, noi siamo fermi al sepolcro e Lui è già in azione. Si Gesù ci precede sempre, sempre; oltre i nostri progetti, le nostre lamentele, i nostri brontolii per la crisi della fede, sempre oltre i nostri progetti pastorali per far tornare la gente in Chiesa, sempre oltre le nostre idee genialoidi per riconquistare i giovani. Ci precede e ci aspetta in Galilea per cominciare la missione, quella che durerà fino al suo ritorno, per cominciarla là dove era iniziata la prima missione: la Galilea a nord della Palestina è il luogo dove Gesù ha inaugurato la propria missione e dove l’ha proseguita fino alla salita a Gerusalemme, nei Vangeli la Galilea è il terreno ideale dell’amalgama tra giudei e pagani, (persino la sua etimologia ebraica richiama questo aspetto “galil” “il distretto delle nazioni” (Is 8,23)). Là da secoli Israele si trova al crocevia delle genti, luogo obbligato di passaggio degli eserciti stranieri e dei mercanti: questa provincia diventa il centro missionario per eccellenza: la Galilea  è simbolo dell’apertura verso il mondo intero, i discepoli sono invitati a ritrovarsi dietro a Gesù per una nuova spedizione missionaria:   Gesù, il Risorto, Signore del cosmo e della  storia  ha fondato  ‘la grande speranza’, dopo aver aperto loro gli occhi ed aver fatto vedere la Risurrezione nella profondità dell’essere, dissipa le nubi del sospetto e del dubbio, dona loro la certezza che un mondo nuovo è già iniziato; ai discepoli portarlo in superfice, ai discepoli la consegna di essere testimoni della sua Risurrezione nella grande avventura della Nuova Evangelizzazione.

+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia

Albenga, 12 aprile 2020
Domenica della Pasqua di Risurrezione

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