Omelia del Vescovo per la Solennità dell’Epifania del Signore – 6 gennaio 2024 – Cattedrale di San Michele – Albenga

Una Chiesa chiamata a rivestirsi di luce (cfr Is 60,1)

  1. Cari fratelli e sorelle! Tutta la Liturgia ci parla oggi della luce di Cristo, di quella luce che si è accesa nella Notte Santa. La stessa luce che ha condotto i pastori alla mangiatoia di Betlemme indica la strada ai Magi venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei e rifulge per tutti gli uomini e per tutti i popoli che anelano ad incontrare Dio.
  2. Nella sua ricerca spirituale, l’uomo dispone già naturalmente di una luce che lo guida: è la ragione, grazie alla quale egli può orientarsi, se pur a tentoni (cfr At 17, 27), verso il suo Creatore. Ma poiché è facile smarrire il cammino, Dio stesso gli è venuto in soccorso con la luce della rivelazione, che ha raggiunto la sua pienezza nell’incarnazione del Figlio, eterna Parola di verità. Il tempo attuale è un tempo di crisi della fede, di tutte le fedi; ma è in modo preoccupante anche una crisi della ragione! Se Gerusalemme (la città della fede) piange, Atene (la città della ragione) di certo non ride. Le due città sembrano essere diventate indifferenti l’una all’altra.
  3. L’Epifania celebra l’apparizione nel mondo di questa Luce divina con la quale Dio s’è fatto incontro alla flebile lucerna della ragione umana. Nell’odierna Solennità si propone così l’intimo rapporto che intercorre tra ragione e fede, le due ali di cui dispone lo spirito umano per innalzarsi verso la contemplazione della verità (cfr Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio). Cristo non è solo luce che illumina il cammino dell’uomo. Egli s’è fatto anche via per i suoi passi incerti verso Dio, sorgente della vita. Agli Apostoli egli dirà: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 6-7). E, di fronte all’obiezione di Filippo, aggiungerà: “Chi ha visto me, ha visto il Padre … io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14, 9.11). L’epifania del Figlio è l’epifania del Padre.
  4. Non è forse questo, in definitiva, lo scopo della venuta di Cristo nel mondo? Egli stesso ha dichiarato di essere venuto per “far conoscere il Padre”, per “spiegare” agli uomini chi è Dio, per rivelare il suo volto, il suo “nome” (Gv 17, 6). Nell’incontro col Padre consiste la vita eterna (cfr Gv 17, 3). Quanto opportuna e urgente è questa riflessione oggi! In questi ultimi decenni il mondo ha cambiato radicalmente i suoi connotati, rendendo la fede in Dio sempre più difficile. La marginalizzazione della sfera religiosa rispetto ad altri ambiti della vita sociale e politica, la crescente pluralizzazione degli stili di vita, la concorrenza tra scienza e fede nell’interpretazione delle questioni ultime, una marcata tendenza a relegare la religione nell’ambito delle superstizioni rispetto a una ragione che ormai si ritiene essere soltanto quella tecnico-scientifica sono elementi che in qualche modo hanno contribuito ad erodere i presupposti di plausibilità della fede religiosa. Viviamo in un mondo che non è più una società cristiana omogenea. Non viviamo più in un mondo cristiano ma semplicemente nel mondo. La Chiesa non è il mondo ma vive in mezzo alle nazioni. Dobbiamo accettarlo. La Chiesa non deve vivere necessariamente in un mondo cristiano e la situazione attuale è veramente un kairos, tempo favorevole non per una pastorale di riconquista, ma di presenza. Solo a questa condizione la situazione attuale diventa veramente un kairosAccettare la secolarizzazione, non come un nemico o un ostacolo alla nostra missione, ma come una situazione normale, nella quale la Chiesa può vivere e compiere la sua missione. Un mondo secolarizzato non è necessariamente un ostacolo   alla missione della Chiesa. Come la Chiesa cattolica può riguadagnare terreno in un mondo secolarizzato? Riprendendo vigorosamente in mano a) la questione di Dio e della fede; e avanzando nella affascinante avventura della b) testimonianza evangelica. Non concentriamoci su argomenti che definirei troppo secondari, consequenziali o – per dirla alla Henri De Lubac – mondani: la solidarietà sociale, le disuguaglianze, l’ecologia, l’avversione al mercato. La fede oggi viene come lasciata sullo sfondo. Il filosofo Kolakowski in un suo breve saggio incompiuto dice “se non è Dio e Gesù che la gente cerca nella Chiesa, la Chiesa non ha alcun compito specifico da realizzare è Dio che tutti vorrebbero trovare nel cristianesimo”, non un’ideologia o una lobby politica.
  5. L’Epifania è manifestazione del Volto di Dio in un Bambino a tutte le genti, è la festa della missione. La Chiesa prolunga nei secoli la missione del suo Signore: suo impegno primario è di far conoscere a tutti gli uomini il volto del Padre, riflettendo la luce di Cristo, lumen gentium, luce d’amore, di verità, di pace. Per questo Gesù Maestro ha mandato nel mondo gli Apostoli, e continuamente invia, nel medesimo Spirito, tutti i battezzati come discepoli-missionari. A questa nostra epoca si addice l’oracolo del profeta Isaia: “La tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te” (Is 60, 2-3). La Chiesa è chiamata a rivestirsi di luce (cfr Is 60,1), per brillare come città costruita sopra il monte: la Chiesa non può rimanere nascosta (cfr Mt 5, 14), perché gli uomini hanno bisogno di raccoglierne il messaggio di luce e di speranza e rendere gloria al Padre che è nei cieli (cfr Mt 5, 16). Ci rechiamo pellegrini a Betlemme per unirci ai Magi d’Oriente, mentre offrono doni al Re neonato, fanno esperienza di Dio: “si prostrarono e lo adorarono”: il vero dono è Lui: Gesù, il dono di Dio al mondo. È lui che dobbiamo accogliere per portarlo, a nostra volta, a quanti incontreremo nel nostro cammino. Per tutti Egli è l’Epifania, la manifestazione di Dio speranza dell’uomo, di Dio liberazione dell’uomo, di Dio salvezza dell’uomo.
  6. Davanti al Bambino adagiato nella mangiatoia, adoranti come e con i Magi chiediamoci come possiamo essere cristiani in un mondo che non è più un mondo cristiano abbandonando le malinconie nostalgiche e paralizzanti dei tempi migliori che non sono più, come si può essere missionari senza voler ricristianizzare la società. C’è differenza tra evangelizzazione e cristianizzazione della società (cfr J.De Kesel) La nostra missione non può essere confusa con la restaurazione di una civiltà cristiana omogenea. La fede è la risposta libera dell’uomo alla chiamata di Dio. Non si può imporre. Noi uomini non siamo in grado di dare la fede a un altro. Questa è opera di Dio: è Lui che può aprire il cuore dell’uomo. Noi possiamo soltanto testimoniare. Con le parole, ma soprattutto con la nostra maniera di vivere e di mettere in pratica il Vangelo. L’Epifania ci sollecita ad essere una Chiesa più professante, testimoniale, evangelica che non ha paura della sua identità e della sua missione. Una Chiesa che testimonia la gioia del Vangelo. La Chiesa è chiamata a tornare sempre all’essenza della sua missione, alla sua originaria ragione d’essere: l’annuncio e la testimonianza del messaggio di Gesù, semplicemente così come lo raccontano i Vangeli. Come cristiani rinunciamo alla forza e all’ideologizzazione per tornare ad essere quello che dobbiamo essere: testimoni. “Non possiamo inventare un altro modo di essere se non quello dell’egemonia? La missione dev’essere necessariamente sinonimo di conquista?” “Probabilmente sarebbe meglio se rimanessimo solamente dei testimoni silenziosi e, in fondo, degli agenti segreti di Dio” (cfr Chantal Delsol).
  7. “L’evangelista Matteo sottolinea che i Magi fecero ritorno ‘per un’altra strada’. Essi sono condotti a cambiare strada dall’avvertimento dell’angelo, per non imbattersi in Erode e nelle sue trame di potere. Ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce ad intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male (Francesco Angelus 6-01-2020). Proviamo a pensare a questa ‘altra strada’ come la strada della conversione pastorale, del passaggio dalla cristianizzazione alla evangelizzazione fatta dell’annuncio di Cristo, Via Verità e Vita e della testimonianza limpida, gioiosa e coerente del Vangelo vissuto ‘sine glossa’. Buona Epifania a tutti voi!

+ Guglielmo Borghetti,
vescovo di Albenga – Imperia

Albenga, Cattedrale S. Michele Arcangelo, 6 gennaio 2024

foto: via degli Orefici a Genova – Bassorilievo in marmo – Adorazione dei Magi, opera di Giovanni Gagini – 1457.

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