Omelia del Vescovo per la Santa Messa di Ringraziamento e Te Deum – 31 dicembre 2019

  1. “È giunta l’ultima ora” (1Gv 2,18). Questa espressione dell’apostolo Giovanni che troviamo nel secondo capitolo della sua prima lettera, ci aiuta questa sera a introdurci nei riti di congedo dal 2019. Certo Giovanni si riferisce a ben altra ‘ultima ora’, questa espressione si riferisce al periodo che passa tra la risurrezione di Gesù Cristo e il suo ritorno, un periodo di cui nessuno conosce in anticipo la lunghezza. Noi viviamo nell’ultima ora della storia dell’umanità e anche se quest’ora dal punto di vista umano sta durando da circa due millenni, dal punto di vista di Dio non è che un attimo. Questa parola la sentiamo viva per noi, qui, questa sera. Prendiamo congedo cristianamente da quest’anno che sta per finire; riflettiamo con cristiano pensare su questa “ultima ora”; su questa “fine del mondo, dei tempi”: Gesù non ha mai descritto la fine del mondo, “al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna”. (Benedetto XVI, Angelus 18/11/2012).
  2. La fine del mondo, gli ultimi tempi non sono ancora arrivati, ma c’è stata “la fine di un mondo”, Lo ha ricordato ancora una volta il Santo Padre Francesco il 22 dicembre durante il Discorso di auguri alla Curia romana: “non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”. Un’epoca cambiata! Ma ho pensato anche a quanti di noi in questo anno potrebbero dire “mi è crollato un mondo”: genitori e paesi interi gettati nello sconforto da episodi terribili di malavita o da incidenti stradali che li hanno privati di affetti insostituibili, penso ai genitori di Gaia e Camilla; famiglie che non reggono ai contraccolpi della crisi economica e che debbono vivere il quotidiano affrontando notevoli sacrifici. E se apriamo lo sguardo al più ampio mondo, lo vediamo costellato da conflitti    sanguinosi.  Per tutti costoro davvero è stata la fine di un mondo! E potremmo continuare.
  3. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno’. Alla fine di questa Eucaristia intoneremo il Te Deum, antico inno risalente al IV secolo dopo Cristo, presumibilmente composto dal vescovo di Remesiana – oggi Bela Palanka nel sud-est della Serbia centrale– Niceta. L’Inno si compone di tre parti: la prima, fino a Paraclitum Spiritum, è una lode trinitaria indirizzata al Padre. La seconda da Tu rex gloriæ a sanguine redemisti, è una lode a Cristo L’ultima, da Salvum fac, è un seguito di suppliche e di versetti tratti dal libro dei Salmi. Il Te Deum fa risuonare con gioia e declama con chiarezza l’esuberanza della fede della Chiesa delle origini: la sua diffusione e la sua popolarità dice quanto il sensus fidei di umili credenti e pastori fosse forte e solidamente ancorato alla Trinità Santissima. Sebbene i cristiani fossero una minoranza dentro e fuori l’impero- è oggi la situazione molto diversa? – essi cantavano il Te Deum nella fiduciosa certezza che l’uomo di fede sta con tutto il Creato: ‘tutta la terra di adora’.
  4. Attendiamo un nuovo anno e cantiamo il Te Deum con lo stesso spirito dei nostri padri: con l’intima consapevolezza che se ‘un mondo è finito’ Dio fa nuove tutte le cose! Comincia sempre da capo e infonde speranza solida. Abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più oggi a causa del relativismo, del nichilismo e del neo-paganesimo in cui siamo immersi. Ponete attenzione alla invocazione conclusiva dell’inno: “Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”! È l’apice del Te Deum! Nel mondo pagano gli dei hanno sempre confuso gli uomini: triste era il loro destino e gli accadimenti dell’universo disorientavano e confondevano, umiliavano gli uomini con delusioni, sconfitte, rovine e morte. Nonostante gli dei, essi erano “senza Dio” e conseguentemente si trovavano in un mondo buio, davanti a un futuro oscuro. I cristiani hanno un futuro: ‘non è che sappiano nei particolari ciò che li attende, ma sanno nell’insieme che la loro vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente’ (Spe salvi, 2). Nel mondo pagano il fato ha destinato l’uomo ad una fine tenebrosa e oscura, oggi nel neo-paganesimo imperante abbiamo necessità di riscoprire il fondamento della nostra speranza e del nostro futuro, abbiamo bisogno di rispondere alle eterne domande proprio mentre prendiamo congedo dal 2019: qual’ è il senso dello scorrere dei nostri giorni? È la domanda che attraversa la storia, attraversa il cuore dell’essere umano di ogni tempo. Il cristiano ha una risposta: è scritta nel volto di un Bambino che più di duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, il Risorto. Nella storia dell’umanità lacerata da tante ingiustizie, cattiverie e violenze, irrompe in maniera sorprendente la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore, che nel mistero della sua Incarnazione e della sua Nascita ci permette di contemplare la bontà e la tenerezza di Dio.
  5. Non c’è più spazio per l’angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna; Dio è entrato nel tempo per riscattare il tempo dal non senso o dalla negatività e ha riscattato l’umanità intera, donandole la nuova prospettiva di vita: l’eterno amore.
  6. “Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”! La Chiesa vive e professa questa verità e la proclama ancora oggi con rinnovato vigore spirituale. In questa celebrazione abbiamo tante ragioni per lodare Dio, siamo pieni di fiducia perché tanti sono i signa spei, i segni di speranza che fioriscono intorno a noi: nei nostri paesi, nelle nostre associazioni, nelle nostre parrocchie: segni di solidarietà, di accoglienza, di attenzione all’altro, di amore per la Parola del Signore. Maria, Madre di Dio,  ci aiuti ad accogliere il suo Figlio, Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente, la Speranza affidabile, il Principe della Pace. .

 

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