Omelia del Vescovo per la Santa Messa del ‘Te Deum’  2021 – Cattedrale di San Michele Arcangelo – Albenga – 31 dicembre 2021

1. Te Deum laudamus! Così la Chiesa canta la sua riconoscenza a Dio, mentre è ancora nella gioia per il Natale del Signore, in questa suggestiva celebrazione eucaristica serale alla quale siamo venuti dicendo “ vado al ‘Te Deum’ ”. In questa serata la nostra attenzione è attratta dall’ideale incontro dell’anno solare con quello liturgico, due cicli temporali che sottendono due dimensioni del tempo. Jacques Le Goff , storico importante del medioevo direbbe il tempo del mercante, il tempo della Chiesa. Per il mercante è fondamentale conoscere con sempre maggior precisione tutto ciò che rientra nella sfera della sua attività e le sue nuove esigenze lo portano ad una “laicizzazione” nella misurazione del tempo, fino ad allora regolato dai ritmi del tempo della Chiesa; ed è il neonato orologio che diventa vero e proprio simbolo del tempo del mercante.

2. Nella prima dimensione – del tempo del mercante, i giorni, i mesi, gli anni si succedono secondo un ritmo sicuro e misurato “utilizzabile per le faccende profane e laiche, il tempo degli orologi. La grande rivoluzione del movimento comunale nell’ordine del tempo è rappresentata proprio da questi orologi rizzati dappertutto di fronte ai campanili delle chiese.” (J. Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino 1977, pp. 12-17). Di certo nel tempo del mercante  i giorni, i mesi, gli anni si succedono secondo un ritmo cosmico, in cui la mente umana riconosce l’impronta della divina Sapienza creatrice, e questa sera, forse, in prima battuta nella nostra coscienza è presente questa dimensione del tempo. Siamo tutti compresi dello scorrere del tempo, di cosa siamo riusciti a fare nell’anno che passa e di che cosa vorremmo fare nell’anno che bussa alla porta. Anche per il ‘tempo del mercante’  la Chiesa esclama: Te Deum laudamus!

3. Nella seconda dimensione del tempo, alla quale siamo richiamati dalla celebrazione di stasera, è quella della ‘storia della salvezza’, il tempo della Chiesa. Al suo centro e al suo culmine sta il mistero di Cristo. Ce lo ha ricordato poc’anzi l’apostolo Paolo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio” (Gal4,4). Cristo è il centro della storia e del cosmo; è il nuovo Sole apparso nel mondo sorgendo “dall’alto” (cfr Lc1,78), un Sole che tutto orienta verso il fine ultimo della storia. E’ il ‘tempo della Chiesa’, meglio diremo noi: è il tempo di cui Cristo è Signore e da senso ad ogni istante. In questi giorni, tra Natale e Capodanno, queste due dimensioni del tempo si incrociano con particolare  forza ed espressività. L’eternità di Dio viene a visitare il tempo dell’uomo è l’Eterno nel tempo, l’Eterno che  si fa  “istante” presente, perché lo scorrere dei giorni e degli anni non finisca nel vuoto del non-senso. Il compimento del disegno di Dio nella storia si realizza, tutta la realtà creata trova il suo senso e la sua coesione profonda in rapporto a Cristo, costituito da Dio capo unico e universale,  Signore del Tempo e della storia ed è Lui che da senso allo scorrere dei giorni. Per vivere bene il ‘tempo del mercante’ occorre essere radicati nel ‘tempo della Chiesa’, ovvero nella radice che è Cristo Signore. Altrimenti gli anni passano e nulla si costruisce sganciati da Lui!

4Te Deum laudamus! Sì, ti lodiamo, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringraziamo perché hai inviato il tuo Figlio, fattosi Piccolo Bambino, per dare pienezza al tempo. Così è piaciuto a Te (cfr Mt11,25-26). In Lui, tuo Figlio Unigenito, hai aperto all’umanità la via dell’eterna salvezza. Eleviamo a Te il nostro solenne rendimento di grazie per gli innumerevoli benefici che ci hai elargiti nel corso dell’anno. Ti lodiamo e ringraziamo insieme a Maria, “che ha dato al mondo l’autore della vita” ( lit.).

5.  Siamo qui stasera per elevare insieme la nostra lode e il nostro ringraziamento a Dio, Datore di ogni bene. Siamo qui per chiedere perdono del tempo trascorso s-radicati da Cristo. I tempi sono difficili: si parla di ‘età dello smarrimento’ (C. Bollas) e di ‘età della complessità’ (E. Morin, M. Ceruti) a cui si è aggiunta dal febbraio 2020 l’’età della Pandemia’. A circa due anni dall’inizio della pandemia siamo decisamente provati, ma in un certo senso  anche attrezzati di fronte a molte delle sfide dell’emergenza sanitaria e lavorativa: dalla questione del contagio, alle varianti,  alla questione vaccinale, al lavoro a distanza, all’isolamento domestico, alle quarantene varie. Non possiamo dirci altrettanto attrezzati rispetto alle dinamiche psicologiche, sociali e spirituali innescate dalla pandemia ed alle conseguenze che la persona e la società stanno subendo, sia in termini di appesantimento delle fragilità e delle disuguaglianze in molte frange sociali, che in termini di quella incertezza e di quell’ansia rispetto al futuro che attraversano la famiglia umana. Non ci aiutano da questo punto di vista i contenuti dei messaggi e della narrazione della crisi veicolati dai mass-media: una vera e propria info-demia!

6.Tutto ciò ci fa  vivere vissuti del tutto nuovi ed inattesi. Occorre riflettere attentamente su questi vissuti e cogliere l’occasione che ci si presenta per sviluppare dentro di noi e nel mondo attorno a noi un nuovo spirito critico ed una vera capacità di resilienza trasformativa nei confronti del modello di vita cui eravamo abituati. La pandemia ci sta insegnando che dobbiamo prendere sul serio la complessità relazionale della vita intendendo con questa espressione le relazioni tra parti del pianeta, tra specie umana ed altre specie, tra capitale umano, capitale naturale e capitale sociale; e soprattutto tra generazioni diverse e tra individui di una comunità, di una famiglia, di una unità abitativa, di un territorio. Abituati a vivere vite disordinate e frettolose e distratti da mille stimoli spesso superficiali (consumi, informazioni, divertimenti), è come se ci fossimo dimenticati che solo relazioni positive, costruttive, rivolte al benessere di tutti possono permettere uno sviluppo ed un progresso individuale e collettivo vitale e generativo. Difficile pensare tutto questo senza uomini radicati nel ‘tempo della Chiesa’, in Gesù Cristo Signore del Tempo e della Storia!

7. Alla Madre di Dio affidiamo io nostro territorio, in particolare l’impegno pastorale che in questi anni la Diocesi va compiendo a favore della famigliae di una vera e profonda conversione interiore e pastorale nella prospettiva di uno stile sinodale da acquisire sempre più. “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!” (San Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 86). Affidiamo alla Madre di Dio e a San Giuseppe suo Sposo la nostra preghiera a Gesù, perché ispiri alla Diocesi pensieri saggi per un cammino sinodale proficuo ed una purificazione sempre più evangelica del nostro stile pastorale. L’approfondimento ulteriore di Amoris laetitia in corso possa ottenere sempre più vie adeguate per annunciare e difendere il ‘vangelo della famiglia’ nel tempo attuale affinché la famiglia possa corrispondere pienamente al progetto che Dio ha per lei da sempre!

8. Carissimi Fratelli e Sorelle, un altro anno va rapidamente chiudendosi. Già guardiamo al 2022, che è alle porte. Sull’anno che termina e su quello che tra qualche ora inizierà invochiamo la materna protezione di Maria Santissima, chiedendole di continuare a guidare il nostro cammino. Vergine Maria, Regina della Pace, ottieni giorni di pace a tutta la Diocesi, alla città di Albenga, all’Italia, all’Europa e al mondo intero. Mater Dei, ora pro nobis!!

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