Non vuote parole, ma annuncio – Le parole del Vescovo Guglielmo all’apertura dell’Anno Pastorale

Caravaggio “Cena in Emmaus”: l’immagine che caratterizza il nuovo anno pastorale diocesano. Come si può provare ad evitare che il dialogo sinodale, in cui le nostre comunità cristiane sono impegnate, scivoli in un chiacchiericcio “lamentoso e inconcludente”?

Secondo il nostro Vescovo Guglielmo Borghetti, ponendo «al centro dell’attenzione pastorale Parola ed Eucaristia».  A suo giudizio «senza questo riferimento essenziale e costitutivo il processo di discernimento che ci è richiesto dalla fase sapienziale rischia di denaturarsi in un conversare inutile». Come emerso dal Consiglio Pastorale Diocesano, quest’anno saremo chiamati a soffermarci sulla seconda (formazione) e terza (linguaggio) costellazione tra quelle indicate nelle linee guida della Cei, immagine scelta per riferirsi ai grandi gruppi tematici, costellazioni appunto, nei quali sono state raccolte le tante idee emerse nei lavori di gruppo. «I linguaggi della proposta cristiana, le formulazioni diventate quasi “gergali”, sono spesso sentite come inadeguate all’interno della vita della Chiesa stessa e irrilevanti per i mondi che non vi appartengono» ricorda la Cei e di conseguenza è necessario «il desiderio di un rinnovato impegno e di una rinnovata competenza nella questione comunicativa e formativa». Ma scrive il vescovo Guglielmo «non si tratta solo di cosmetica della comunicazione, di dire meglio cose di sempre, come avviene nell’ambito della promozione pubblicitaria.

Sono profondamente convinto che la scarsa efficacia dei linguaggi cristiani coinvolga in profondità questioni più ampie, tocchi il cuore del testimone di Cristo e della sua effettiva appartenenza a Cristo e del suo vivere in Cristo; la verità vissuta deborda e si raccomanda da sé. L’efficacia della comunicazione di Cristo è direttamente proporzionale all’intensità del vissuto di Cristo». Solo un discepolo di Gesù convinto e appassionato riesce a parlare di lui in modo attraente e attuale. Un discepolo così si forma alla scuola della Parola di Dio e dell’Eucaristia «le due esperienze fondamentali attraverso le quali è possibile, per la comunità cristiana degli inizi e per la Chiesa di ogni tempo, incontrare Gesù, il Crocifisso Risorto».

L’immagine di quest’anno pastorale ricorda l’episodio evangelico dei “Discepoli di Emmaus” (Lc 24, 13-35) e dice qualcosa di fondamentale per i discepoli di oggi: «Il discorso dei due che andavano verso Emmaus diventa sensato e convincente solo quando accettano l’esegesi delle Scritture fatta da Gesù, messi da parte i loro pregiudizi e vedono il suo spezzare il pane. Solo a partire da questo punto il loro non è più un discorrere tra loro, un chiacchierare lamentoso e inconcludente, ma un’autentica comunicazione». «Ed ecco che dopo averlo ascoltato, lo riconoscono nello “spezzare il pane”. La Chiesa antica ha dato a questo gesto il nome di sinassi, ‘riunione’. È la sinassi eucaristica. I due discepoli si alzano e riprendono il cammino, questa volta all’inverso. La ‘dimissione’ si trasforma in ‘missione’ e arrivati a Gerusalemme annunciano che Cristo è risorto. È questo il loro sinodo, il loro mettersi insieme per via al fine di annunciare e testimoniare la Pasqua».

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