La “Domenica della Parola di Dio” e la sua dimensione liturgica

Nella terza domenica del tempo ordinario la Chiesa celebra la “Domenica della Parola di Dio”. Papa Francesco l’ha istituita per “far crescere nel popolo di Dio la familiarità religiosa e assidua con la Sacra Scrittura”. Un giovane chiamato, ognuno gli dia il proprio nome, sa che Dio vuole qualcosa da lui, ma non riesce a immaginare di che si tratta. Legge le Scritture, le medita, ma si rende conto della sua chiamata soltanto quando, entrando in chiesa, ascolta la proclamazione del Vangelo. Come se queste parole siano state dette soltanto a lui. Poco dopo, in un’altra assemblea liturgica, ascolta le parole del Signore: “Non affannatevi per il domani”. La Parola di Dio, che “penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito”, è dinamica, attiva, ci mette in movimento. Nel corso dei secoli la vita dei santi dimostra che esiste un ambito privilegiato in cui la Parola di Dio esercita la sua potenza. Questo ambito è la liturgia.  Senza l’azione dello Spirito, quindi, non è possibile né la mediazione umana della Parola di Dio nella liturgia, né l’atto di fede che l’accoglie, né la sua intelligenza spirituale durante l’omelia.
È stato detto che la Parola di Dio compie un viaggio all’interno di noi. Durante la liturgia la Parola risuona nello spazio celebrativo, incontra i nostri corpi e attraverso le orecchie passa nei nostri cuori. Se il nostro cuore si apre allo Spirito e accoglie la Parola con fede, allora essa pulisce, illumina, ordina e comincia ad abitare in noi: passa nel nostro corpo, nelle nostre mani, nei nostri occhi. Questo è il processo che la Domenica della Parola vuole che ricordiamo perché, come nel caso di Maria, il Verbo di Dio sta desiderando di “farsi carne” in ciascuno di noi. Al fondo di questo articolo il file in formato pdf da poter scaricare.

 

 

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