Esercizi spirituali per il clero con padre Gilardi

Come avviene da alcuni anni, la settimana che segue la festa del Battesimo di Gesù, nella casa Faci di Marina di Massa si organizza un corso di esercizi spirituali per sacerdoti e diaconi, pensato principalmente per il clero della diocesi di Albenga-Imperia.

Hanno partecipato quest’anno, insieme al vescovo Guglielmo Borghetti, 22 sacerdoti, dei quali 4 della diocesi di Brescia, e tre nostri diaconi permanenti. Gli esercizi sono stati predicati dal padre gesuita Lorenzo Marcello Gilardi, vicepresidente della Federazione italiana esercizi spirituali (Fies) e autore di diverse opere, tra cui una interpretazione didattica degli esercizi spirituali ignaziani. In realtà padre Gilardi ha esordito esautorandosi dal ruolo di predicatore, per assumere quello di facilitatore di un percorso che è essenzialmente di preghiera. Questo, infatti, sant’Ignazio di Loyola intendeva con il termine “ejercicios”: tempi per la preghiera personale con l’aiuto di testi biblici. Il testo biblico utilizzato da padre Lorenzo per questi giorni è stato il libro di Tobia che, letto in parallelo con alcuni episodi della vita di Gesù, ha aiutato gli esercitanti a fare proprio il versetto del salmo 34: “Guardate a Lui e sarete raggianti”. Il libro di Tobia dice tanto della nostra esperienza cristiana. Il vecchio Tobi, uomo fedele, dedito alle opere di misericordia, è per noi un esempio di discernimento, di apostolato e di carità. Ma il suo zelo lo porterà a soffrire molto, innanzitutto per il sopraggiungere della cecità, e ad invocare la morte. Nel libro anche Sara, figlia di Raguele, soffre perché ritenuta responsabile di far morire tutti gli uomini che diventano suoi mariti, «prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli» e brama la morte. Quante persone non vedono più il senso della loro vita a causa della sofferenza! Questo accade primariamente quando non si esercita lo spirito con la preghiera: la preghiera di Tobi e la preghiera di Sara vengono esaudite, non con la morte, ma con l’aiuto dell’angelo Raffaele. Questi accompagna il giovane Tobia in Media, presso un parente, Gabael, dal quale Tobi aveva depositato una somma di denaro, utile ora alla famiglia nel momento della prova. Questo racconto ha suggerito una piccola digressione metodologica sulle caratteristiche della preghiera: si vede qui come la preghiera sia personale, capace di favorire il discernimento, accompagnata e rivelativa. È così la preghiera di Tobi e di Sara, è così la preghiera del cristiano che cerca ristoro per la propria anima. E l’esercizio della preghiera porta ad un dono di grazia. Per Tobi sarà la grazia della guarigione, per Sara la grazia della fecondità, sposando il giovane Tobia. E per noi? Quale grazia possiamo ottenere da questi giorni di esercizio dello spirito nell’orazione? Forse anche noi possiamo essere liberati da un demonio che ci tiene prigionieri, come fa Asmodeo con Sara, e “uccide” i nostri buoni propositi. Può essere il demonio dell’ansia per le cose da fare, il demonio del senso di inadeguatezza che spesso ci assale, il demonio del giudizio che minaccia la fraternità all’interno delle nostre comunità e tra confratelli. Ognuno di noi ha un Asmodeo da sconfiggere. Ma è altrettanto vero che Dio si fa compagno di strada per ciascuno di noi, per condurci a scoprire che tutti abbiamo dei talenti depositati. Si tratta solo di scoprire la strada per arrivare a prenderli e restituire bellezza alle nostre vite spesso segnate dalla fatica.

«Guardate a Lui» è stato l’invito nella proposta di questa settimana di esercizi. Guardare a Lui come Lui guarda a noi, con quello sguardo penetrante e travolgente, che ha convertito il giovane ricco, che ha intenerito Zaccheo, che benedetto l’umiltà di Maria. Lo sguardo di Dio è uno sguardo che ci seduce. Quante volte siamo tentati di guardare altrove, pensando che ciò sia sufficiente a giustificare la nostra pigrizia spirituale e pastorale. Ma se ci fermiamo a guardarlo, a contemplarlo nell’Eucaristia, nella fraternità, in tutto ciò che è espressione della sua bellezza, saremo davvero raggianti e i nostri volti non dovranno arrossire. In fondo la grazia che tutti cerchiamo è questa gioia che sprigiona dai nostri volti, per contagiare il mondo.

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