“Visita ad limina”. Il Papa ai vescovi liguri: «Tornare alla missione»

Il vescovo Guglielmo racconta l’esperienza della “Visita ad limina” e l’incontro con papa Francesco

Dal 12 al 17 febbraio scorsi i vescovi della Regione ecclesiastica ligure sono stati a Roma per compiere quella che viene chiamata “visita ad limina apostolorum”; si tratta del pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, in particolare a quella di Pietro, che tutti i vescovi del mondo sono tenuti a compiere, con una cadenza generalmente quinquennale, portando al successore di Pietro la vita delle loro Chiese locali e raccogliendo da lui e dai suoi collaboratori spunti per il prosieguo del loro cammino di annuncio del Vangelo. Si è rivelata, per i pastori delle Chiese liguri, una settimana ricca e multiforme, di cui ci racconta il Vescovo di Albenga-Imperia, Mons. Guglielmo Borghetti.

Cosa ci dice, ci racconta, come prima tonalità di fondo che desidera condividere, a proposito di quanto ha vissuto?

È stata una bellissima esperienza di Chiesa a 360 gradi, una bella esperienza di fraternità episcopale che, anche a partire da alcuni elementi organizzativi, come il viaggio in pulmino tutti insieme ed un programma intenso, ha consolidato la conoscenza e l’amicizia tra noi e ha favorito lo scambio delle nostre esperienze. Abbiamo potuto avere uno sguardo su cos’è la Chiesa nel mondo; entrare in contatto con i vari organismi della Santa Sede è toccante: si avverte il palpitare del cuore della Chiesa! Non sono state ore dedicate alla burocrazia, da parte dei vari dicasteri della Santa Sede c’è stato un farsi carico delle nostre domande, c’è stata disponibilità all’ascolto: direi che le parole chiave possano essere enucleate in accoglienza, disponibilità, ascolto, affetto.

Qual è il fil rouge che ha legato gli incontri coi diversi dicasteri?

Un ritornello che è tornato molto è stato “gioia e missione”, c’è stata da parte di tutti una sottolineatura sull’essere testimoni della gioia e della missionarietà della Chiesa: questo aspetto è emerso in tutti i dicasteri che abbiamo incontrato, così come la necessità di un’attenzione premurosa alla molteplicità delle persone e delle situazioni che incontriamo. Un’altra sottolineatura che desidero fare riguarda il fatto che è stata presa molto sul serio la “Praedicate Evangelium”, la costituzione apostolica di Papa Francesco sulla riforma della Curia romana: vi è una folta presenza di laici, ad esempio al Dicastero per la Comunicazione, e un nutrito numero di religiose.

E dell’incontro con il Papa cosa ci racconta?

L’incontro con il Papa è stato una cosa familiarissima, “potete dire tutto” ha subito sottolineato, è stato un dialogo interessante, molto soddisfacente. Abbiamo trovato il Papa estremamente presente a sé stesso, lucido, non si è tirato indietro a nessuna delle nostre domande e si è mostrato sinceramente interessato al cammino delle nostre Chiese locali. Papa Francesco ci ha nuovamente spronato a vivere quelle che definisce le “quattro vicinanze” di un vescovo – a Dio, ai fratelli vescovi, ai preti e alla gente – e ha evidenziato come, in primis, il Vescovo sia anzitutto uomo di preghiera: non a caso ha voluto questo anno in preparazione al Giubileo dedicato alla preghiera. Vivere una Chiesa gioiosa: il suo congedo e la sua consegna è stata su questo punto.

Un altro aspetto caratterizzante la visita “ad limina” è il pellegrinaggio ai “luoghi santi” della città di Roma: di questi cosa si porta dietro?

Sì, la “visita ad limina” ha come elemento fondamentale il pellegrinaggio alle quattro grandi basiliche patriarcali di Roma: martedì siamo stati in San Pietro, mercoledì a Santa Maria Maggiore, giovedì a San Giovanni in Laterano, venerdì a San Paolo fuori le Mura; in ogni basilica abbiamo celebrato l’Eucarestia: ha iniziato il metropolita in San Pietro e poi via via per anzianità di ordinazione episcopale: quindi monsignor Palletti di La Spezia, poi è toccato a me, a monsignor Suetta e a monsignor Calogero Marino di Savona. Inoltre, mercoledì, per Le Ceneri, abbiamo preso parte alla celebrazione stazionale dalla basilica di Sant’Anselmo a quella di Santa Sabina all’Aventino.

Quale sensazione si porta dietro da questi luoghi?

Avverti un tornare alle sorgenti dell’apostolicità della Chiesa; Roma ti costringe, dolcemente, a fare memoria di ciò a cui il Signore ti ha chiamato: essere successore degli apostoli. C’è una “gratia loci”: avverti il rapporto coi Dodici, con le tombe degli apostoli, dei martiri, e questo è un “plusvalore spirituale”.

Quale appello consegna alla sua comunità diocesana di ritorno da questa esperienza?

Superare l’ideologizzazione del cattolicesimo contemporaneo, per tornare alla missione, alla gioia dell’evangelizzazione; bisogna che la nostra Chiesa si rinfreschi, recuperando il Vangelo nella sua purezza, per ritrovare la gioia di annunciarlo: avverto forte questa urgenza.

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