Progetto Formae Lucis –  La video conferenza del professor Magnani

Dalle illustrazioni catechetiche dei missionari Gesuiti in Cina, all’Atlante della memoria di Abi Warburg, dal cardinale Paleotti a fino a Georges Didi Huberman: la scienza che studia la potenza dell’immagine tocca confini sempre estremi e ci porta dalle indagini sui neuroni specchio fino alle bellissime Madonne del Rosario contenute nelle Chiese gioiello dell’entroterra di Albenga e Imperia. Il progetto Formae Lucis, campagna di promozione promossa dall’ufficio Beni Culturali, esordisce on line con alti intenti: mostrare come l’arte sacra o religiosa sia oggi tema d’interesse di primo piano ad alto livello accademico. Una video-conferenza, reperibile dal sito www.formaelucis.com, tenuta dal professor Magnani dell’università di Genova, ci introduce nei misteri di questi legami profondi che regolano le dinamiche del vedere. Guideranno poi il percorso, sotto il suo coordinamento, esperti specialisti: toccando temi sempre puntualizzati da opere del patrimonio artistico diocesano. La Chiesa Cattolica, ha infatti, come tutte le grandi potenze civilizzatrici che l’hanno preceduta, un bagaglio spesso non tematizzato, ma corroborato da secolare esperienza e soprannaturale lucidità, con il quale educare alla fede e alla salvezza i suoi figli. La recente critica d’arte europea e americana ha sviluppato le imponenti e imprescindibili riflessioni di Abi Warburg sulla vita intima delle immagini, la loro capacità di sviluppare, per così dire, una propria storia; se da un lato si può certo sostenere che lo studio dell’immagine sia anche antropologia e storia, non vi è tuttavia dubbio che le arti visive siano niente di meno di questo ma, nel contempo, assai di più. Esiste una sorta di trascendenza delle immagini, rispetto alla storia, alla psicologia, al puro formalismo (purovisibilità) che le rende titolari di una propria autonoma area di valore e, quindi di una disciplina che le studi, formando, se necessario, un proprio nuovo vocabolario, e, appunto, una nuova sezioni di studi. Da qui nasce una disciplina totalmente “indisciplinata” che la recente critica chiamata Visual Culture: si serve infatti di vari strumenti specialistici, ma non si fa rinchiudere da nessuno di essi: è insieme materia per, lo scienziato, il filosofo, lo storico dell’arte, l’antropologo, il missionario, il pedagogo. La storia dell’arte, spiega il professor Magnani, diviene dunque una via propiziatoria ma parziale, verso uno studio immane che si applichi alle immagini tutte e alle dinamiche che ne regolano vita ed effetti. Solo un poderoso supporto scientifico, unito ad una profonda fiducia nella potenza comunicativa dell’immagine, possono consentirci una, anche solo incipiente, indagine dei grandi misteri della comunicazione del Sacro attraverso gli occhi. Una comunicazione che, tuttavia, non si ferma solo agli occhi ma colpisce anzi ogni persona fin nel profondo e, intimamente, la trasforma.

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