Omelia del Vescovo per la Santa Messa esequiale di Monsignor Mario Ruffino – Cattedrale di San Michele – Albenga, 30 ottobre 2023

“Ha lasciato una traccia profonda nella comunità”

  1. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo (Ef 4,7). Sono sempre più convinto che ciascuno di noi è una ‘parola di Dio’: quando veniamo al mondo entra nella storia una nuova persona. Ciascuno di noi è nel mondo inviato da Dio per la realizzazione di una piccola/grande missione, i lineamenti profondi della quale solo Lui conosce. Ciascuno di noi è una parola di Dio pronunciata nell’eternità, negli abissi della comunione intratrinitaria, una parola che il Padre pronuncia nel Figlio e come il Figlio invia nel tempo perché manifesti un lembo della sua infinita bellezza e bontà, creatività. Si, dobbiamo tutti insieme recuperare la percezione di questa nostra identità di base, questa nostra identità fondamentale che viene prima di ogni compito/vocazione ecclesiale e di ogni ruolo/professione nella società, identità che timbra e da lo stile profondo ad ogni esistenza. Ognuno di noi è una parola di Dio che esce dal silenzio ed entra nello scorrere dei giorni della storia. Questa parola va letta, interpretata con attenzione spirituale per comprendere ciò che il Padre vuol dirci attraverso l’esserci di un fratello, di una sorella. É per questo che oggi, di fronte a questo nostro fratello sacerdote, che ha lasciato la scena di questo mondo per ben altra scena -la Gerusalemme del cielo-, ci interroghiamo; quasi a volere fare una lectio divina della sua vita: che ha da dire a me, a noi questa parola; che ha da dire alla nostra Chiesa. Che cosa il Signore ha voluto comunicare con questa parola, con il suo timbro, con il suo stile; quale la sua piccola/grande personalissima missione.
    Certo il sottoscritto tra tutti i presenti, vescovi, sacerdoti, laici che lo hanno conosciuto e amato,  è il meno attrezzato per questo esercizio spirituale, ma qualche bagliore della sua originalità l’ho carpito in questi anni.
  2. Come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 5-6) Ci sono uomini in mezzo a noi che un giorno della loro vita hanno sentito nel cuore l’esigenza forte e dolce di donare la vita per far conoscere la Vita, la Verità e la Via: per far conoscere Gesù Cristo, per far innamorare di Lui, per guidare a Lui e realizzare la vocazione profonda di ogni battezzato: vivere da figli di Dio “secondo la misura del dono di Cristo”. Sono laici e laiche speciali, sono religiosi/e, sono sacerdoti! Tra questi ultimi annoveriamo il nostro don Mario che oggi la fede della Chiesa accompagna alle eterne dimore e lo presenta, buona Madre, al Padre delle misericordie. Questo è il destino di noi battezzati: nasciamo per non morire più, viviamo per realizzare il progetto di Dio su di noi, moriamo per essere dove Lui ci attende là, nel posto che ha preparato per noi: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14, 2-3).
  3. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Ef 4,5-6). Un grande Santo del secolo XX San Josemaria Escrivà de Balaguer nella sua opera Cammino scrive: “Che la tua vita non sia una vita sterile. Sii utile. Lascia traccia. Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore…E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore”. Le esequie non sono la celebrazione della canonizzazione del defunto, anche se sacerdote, ma di certo possiamo affermare, lasciando a Dio il giudizio, che don Mario lascia una traccia profonda nel tessuto ecclesiale della nostra Diocesi, lascia una traccia profonda in tanti sacerdoti, in tanti laici giovani e adulti, uomini e donne che hanno beneficiato dal suo entusiasmo, della sua paternità, della sua voglia di portare a Gesù. E’ stato essenzialmente, mi pare, un ‘educatore’, uno che aveva nel cuore la paideia cristiana e desiderava  con tutte  le sue risorse realizzarla: da formatore dei futuri presbiteri come rettore, da parroco, da ideatore e coltivatore di quell’originale realtà che è il ‘movimento della Baracca’, movimento di educazione vocazionale che gli aveva decisamente ‘rubato il cuore’, da direttore attento  e appassionato del nostro Polo Scolastico Diocesano Redemptoris Mater, da innamorato della liturgia cattolica che curava con estrema attenzione. Tutto ha fatto da ‘baraccato’, da uomo normale, con i suoi limiti e con le sue asperità; ma di certo con tanta passione e tanta tanta bontà.
  4. “Verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”.Ha amato la Chiesa, ha amato la nostra Chiesa; ha servito quattro vescovi con rispetto e pazienza – almeno con me ne ha avuta tanta! -; ha voluto bene alla sua parrocchia di San Giovanni Battista ad Imperia Oneglia, ha collaborato attivamente con me perché la Chiesa Collegiata venisse insignita del titolo di Basilica Minore a perpetuo ricordo del suo amore per la comunità parrocchiale.  Signore prendilo con te e per la abbondanza della tua misericordia possa vedere esaudito il desiderio del suo cuore: “una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario” (Sal. 26,2).Cosi sia

 

 

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