Omelia del Vescovo per la Santa Messa della Notte di Natale 2023 – Cattedrale di San Michele, Albenga

“Vedere con gli occhi del corpo” 

  1. Cari amici, una grande luce rifulse! È apparsa la grazia di Dio! E questa luce e questa grazia è nel ‘bambino nato per noi’, avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Dio si propone e non si impone, si propone alla nostra libertà: ciascuno può liberamente decidere se lasciarsi avvolgere dal suo mistero e diventare discepolo, oppure continuare la sua vita ‘come se Dio non esistesse’. Il riconoscimento di Dio nella carne innocente di quel Bambino decide della qualità profonda della nostra vita, orienta le nostre scelte. Seguire Lui significa imitarlo in tutto, fino in fondo. In questo anno in cui facciamo memoria degli 800 anni del presepe di Greccio voluto da San Francesco d’Assisi ci lasciamo guidare nella meditazione della Santa Notte proprio dal Santo Patrono d’Italia.
  2. Nel lontano 1223 a Greccio, secondo il racconto del primo biografo di San Francesco Tommaso da Celano, il santo espresse all’amico Giovanni il desiderio di “fare memoria” del Bambino nato a Betlemme, e di “vedere con gli occhi del corpo…come fu adagiato in una greppia quando lo misero sul fieno tra il bue e l’asino” la povertà e i disagi fra i quali venne alla luce e gli chiede di preparare una grotta con l’asino e il bue. Pensate: niente statue, nessun attore, ma una greppia con del fieno sulla quale celebrare l’Eucaristia. Non è una sacra rappresentazione, o, come diremmo oggi, un presepe vivente! Il bambino non c’è! Francesco, diacono, canta il Vangelo della natività e lo spiega alla gente circostante, tiene l’omelia con parole mirabili. Uno dei presenti colpito dal rapimento estatico del Poverello ha una visione: vede un bambino esanime nella mangiatoia e San Francesco avvicinarsi a Lui e svegliarlo come da un sonno profondo, rianimarlo in un certo senso. Tommaso da Celano commenta che ciò non avvenne senza un motivo: il bambino era stato del tutto dimenticato nei cuori di molti, ma in loro, per grazia divina, attraverso il servo Francesco quel bambino era risuscitato, imprimendosi profondamente nella memoria degli astanti” ed era risuscitato nel cuore dei presenti l’amore verso Dio e verso il prossimo. Chiedendo al sacerdote di celebrare la Messa sulla mangiatoia   Francesco aveva pensato ad un presepe eucaristico per sottolineare che con la nascita a Betlemme ha inizio il riscatto, la liberazione di tutta l’umanità; se con la Pasqua di morte e risurrezione si opera la completezza della nostra salvezza, fin dal giorno della sua nascita Gesù si impegna a salvarci. Greccio è una nuova Betlemme, Cristo bambino nella greppia è oggi l’ostia di sacrificio sull’altare, ogni altare è la nostra Betlemme (cfr Anonimo del XII sec); scrive il cistercense Beato Aelredo di Rievaulx (1110-1167) “affrettiamoci al presepe del Signore”! (Sermone In Natali Domini); al centro di quella notte c’è l’Eucaristia: come Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria, così si rende presente e visibile agli occhi del corpo nel pane e nel vino consacrati. Tommaso da Celano conclude che alla fine di quella veglia “ciascuno tornò a casa sua pieno di gioia”. La riflessione che la Natività stimola in noi credenti diventa momento di gioia intima e profonda. Questo è fare il presepe, visitare i presepi, alla scuola di San Francesco. Francesco è chiamato il ‘somigliantissimo’ a Cristo, cerchiamo in questa notte di avere in noi il suo stesso desiderio di fare memoria di quel Bambino, per risvegliarlo nelle nostre coscienze, accoglierlo come Francesco d’Assisi, seguirlo fino in fondo e diventare anche noi ‘somigliantissimi’!
  3. Il Natale non può non avere un impatto su tutta la nostra vita. Dal Natale infatti partono i nuovi inizi, la nuova storia dell’umanità, storia nella quale al peccato dell’uomo si fa incontro la salvezza divina. Il nostro mondo è distratto da tanti interessi e attrattive; confuso e talora deluso, preoccupato e persino a volte angosciato per il persistere di ingiustizie, povertà, contrasti e sofferenze, guerre e violenze. A Natale si sente come il bisogno di rivedere il senso autentico della propria esistenza e affiorano allo spirito le più alte aspirazioni alla solidarietà e alla pace. Con l’aiuto della grazia, bisogna mettersi nell’ottica del mistero e dell’amore, per giungere alla certezza della vera identità del Bambino nato a Betlemme! Davanti al mistero dell’Incarnazione è possibile scoprire che la vita di ogni singola persona e dell’intero genere umano ha un significato che va oltre il tempo e sfocia nell’eterno. Gesù, Verbo incarnato, inseritosi nell’umana vicenda, ci rassicura circa la presenza in essa di Dio e della sua provvidenza, del suo amore e della sua misericordia. Dio ha un progetto di salvezza per tutti ed attende la nostra adesione. Possa la solennità del Natale stimolare ogni battezzato ad essere innamorato del Vangelo e testimone intrepido e lieto la sua fede mediante la parola e l’esempio, la preghiera assidua e la carità generosa verso tutti i fratelli. Amen!

 

+ Guglielmo Borghetti

Vescovo di Albenga – Imperia

 

 

Albenga, 24 dicembre 2023

Cattedrale San Michel Arcangelo

 

Facebooktwitterrssyoutube