Omelia del Vescovo per la Domenica di Pasqua di Risurrezione – Cattedrale di San Michele Arcangelo – Albenga 17 aprile 2022

Quando era ancora buio

 

  1.  “Quando era ancora buio” (Gv 20,1). Mi colpisce questa annotazione temporale dell’evangelista Giovanni: l’andare di Maria di Magdala  al sepolcro di  Gesù comincia quando la luce del giorno non ha ancora trionfato; questa donna “dalla quale erano usciti sette demoni” (Lc 8,2) il cui cuore brucia d’amore per il Maestro  ucciso  appeso ad una croce e da quella deposto e sepolto,  è spinta ‘nel buio’ dal desiderio di vedere il suo corpo. Nulla è casuale nel Vangelo di Giovanni;  quel recarsi al buio dice molto di più che Maria di buon mattino andò al sepolcro, è una precisazione che ci  dice che davvero era notte ancora: la grande notte  in cui Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente  non è visto, non è riconosciuto Presente, Vivente! E’ la notte della fede, del buio dell’uomo che cerca il suo Signore  nei paesaggi  interiori ed  esteriori della vita: in quelli interiori il buio si esprime nel dubbio, nelle amarezze, nelle sconfinate solitudini del cuore, nel bisogno inesausto di senso e di felicità, nelle sofferenze indicibili causate da guerre fratricide, dalla perdita imprevista di persone a noi care e il Risorto non lo si scorge…;  nei paesaggi esteriori la preoccupazione per le guerre in atto nel mondo, da quelle a noi più mediaticamente rappresentate –  vedi il conflitto ucraino-russo – a quelle più nascoste, ma altrettanto  disumane, folli, ripugnanti e sacrileghe; Caritas Italiana  nel settimo Rapporto sui conflitti dimenticati, riporta i dati di un’indagine demoscopica che mostra che un italiano su due non conosce le guerre attualmente in corso nel mondo! Eppure nel 2020 erano 21 quelle ad alta intensità. Tra le più gravi lo Yemen, la Siria, il Sud Sudan. Con il conflitto nella regione etiopica del Tigray salgono a 22 nel 2021! La situazione della pandemia di Covid-19 nel mondo produce ancora inquietudine; la questione degli equilibri economici nazionali ed internazionali, e il Risorto non lo si scorge!
  2. “Il primo giorno della settimana” (Gv 20,1).Giovanni annota inoltre che era “il primo giorno della settimana”, il primo dopo il sabato: sarà, è la nostra domenica, il Giorno del Signore! il primo dei giorni di una nuova creazione resa possibile dalla sua Risurrezione dove la luce trionfa sulla notte e dissolve il buio. Noi che venerdì abbiamo seguito il Signore sulla Via della Croce, oggi, “giorno che ha fatto il Signore” lo possiamo seguire nella Via della Luce: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo” (Salmo responsoriale).Scorta la pietra rotolata e l’assenza del corpo di Gesù, Maria di Magdala non entra nel sepolcro a controllare ma, ancora nel buio, corre ad avvertire Pietro e Giovanni e gli altri discepoli  informandoli “hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” (v.2). Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, questi arriva per primo, ma non entra aspettando l’arrivo dell’altro. Tutti i protagonisti corrono: Maria, Pietro, Giovanni…Arriva per primo Giovanni; Pietro corre più lento; rappresenta l’esercizio dell’autorità nella Chiesa, quelli che la esercitano sono più lenti, il governo e le preoccupazioni rallentano; Giovanni rappresenta l’amore ecclesiale, è il discepolo amato che vola verso il suo Signore. Nella Chiesa l’amore corre più veloce dell’esercizio dell’autorità. Simon Pietro entra nel sepolcro ed osserva le bende e il sudario ripiegati per terra. I discepoli sono chiamati ad andare oltre il segno visto e credere. Il binomio vedere-credere è il filo conduttore del racconto: il discepolo “vide e credette” (v. 8). Se il discepolo che Gesù amava “vide e credette” (v. 8), entrambi “non avevano ancora compreso la Scrittura, che doveva risuscitare dai morti” (v. 9). Anche loro come i discepoli di Emmaus! La Maddalena e Simon Pietro “osservano” il sepolcro vuoto, mentre Giovanni “vede” questo evento come un “segno”, un segno che apre alla fede pasquale. La fede in Cristo risorto non è un meccanismo automatico, frutto di un ragionamento umano, ma è un processo graduale e a volte lento. Si tratta di entrare non solo nel giorno che ha fatto il Signore, ma nel mondo nuovo ricreato dal Signore Risorto! In quel mondo dove la libertà dell’uomo è veramente liberata, e l’uomo, se vuole, può collaborare con Dio alla creazione di un mondo nuovo, dove pace e giustizia diventano possibili! Senza l’accoglienza dello Spirito del Risorto, primo dono ai credenti e la conversione del cuore, ogni progetto di bene andrà in malora e nessuno dovrà stupirsi di guerre, violenze, ingiustizie, atrocità. Se il mondo che viviamo non è il ‘mondo nuovo’ reso possibile dalla Risurrezione di Cristo, non è perché la fede è un mito o “una favola bellache ierit’illuse, che oggi m’illude (G. D’Annunzio, La pioggia nel pineto) , un’illusione ed una speranza perduta, ma perché noi l’abbiamo resa tale con la nostra indisponibilità alla conversione del cuore. Senza cuori nuovi, liberi dal ‘lievito vecchio’ niente ‘pasta nuova’! Niente mondo nuovo! Se ci chiediamo perché il cristianesimo non ha cambiato il mondo eliminando il male la risposta è semplice e tragica, perché i cristiani non prendono sul serio la conversione a Cristo: mysterium libertatis,  è il mistero del libero arbitrio!
  3. Gettarci nel mistero! La risurrezione di Gesù supera calcoli e ragionamenti: i discepoli cercano un cadavere e incontrano il Vivente, corrono a un sepolcro ormai vuoto e vengono coinvolti in una missione inaudita, insperata e non programmata: di Lui testimoni sino agli estremi confini della terra. Anche a ciascuno di noi è chiesto di credere non a partire dal vuoto di un sepolcro, ma dall’incontro con il Vivente: “Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi per toccare il fondo, come ci gettiamo nell’acqua, certi che essa si aprirà sotto di noi. Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire?” (J. Dobraczynski, Lettere di Nicodemo).Ciascuno di noi è chiamato a percorrere, nella sua vita, questa strada dal buio dell’incredulità alla luce della fede. Non c’è altra strada. Il Signore vuole che la fede sia un cammino che rafforziamo passo dopo passo dalla notte, cioè da quando non crediamo per niente e non scorgiamo il Risorto Presente, fino ad arrivare, non da soli, ma insieme agli altri fratelli, illuminati dalla Parola di Dio , lampada per i nostri passi,  alla professione di fede: Cristo è veramente risorto!

+ Guglielmo Borghetti, Vescovo

 

Albenga, 17 aprile 2022
Domenica di Pasqua di Risurrezione

 

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