Omelia  del Vescovo per il Santo Natale  2019 – Messa  del giorno

  1. “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”. Non è facile predicare il Natale! Ogni anno abbiamo come impellente la necessità di raccontare una storia, una storia certamente unica, una storia vera; una storia che tutti conoscono, ma che come bambini vogliamo sentir raccontare di nuovo – è noto come i bambini amino farsi raccontare più e più volte la stessa storia . Mi chiedo a chi interessa davvero questa storia nel suo spessore di realtà? E ancora, si può pretendere da una persona ragionevole che creda che  Dio  “è disceso dal cielo”, “si è incarnato” è diventato uno di noi, è nato da una vergine e dopo la sua drammatica esistenza terrena di nuovo è “salito al cielo?” Non siamo forse nel bel mezzo di una fiaba quella  “favola bella che ieri ci illuse e oggi ci illude” ( cfr D’ Annunzio (1863 –1938)  La pioggia nel pineto)?  A guardarci intorno quello che vediamo è un Natale radicalmente denaturato, trasformato in una occasione di festa invernale ricca di opportunità distensive e di  gradevole e/o gravoso scambio di  regali. “A camminare nelle nostre città in questi giorni viene da pensare che questo nostro Natale gonfio, pieno di cose, fastoso, abbia da tempo perso il suo baricentro, in una corale smemoratezza” ( M.Corradi, Avvenire, 22 dicembre 2019). Un anello la cui pietra preziosa incastonata è stata tolta, una cornice senza tela dipinta, una festa di compleanno che ignora il festeggiato.

2. Dobbiamo prendere coscienza di un dato di fatto: “Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata” (Francesco, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale, 21 dicembre 2019). Qualche anno fa durante un importante Congresso Internazionale aveva sottolineato con vigore: “Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati” (Francesco,  Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale della Pastorale delle Grandi Città, 27 novembre 2014. E nel Documento che apriva l’Anno della Fede Benedetto XVI sottolineava: :“mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”(Benedetto XVI,  Lett. ap Porta fidei, 2.).

  1. ”Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio”. Queste parole di Isaia profeta ci aiutano a riconoscere che il messaggero è la Santa Chiesa di Dio che cammina nel tempo e annuncia “il ritorno del Signore in Sion”. “Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion”. Ci aiutano a riconoscere che la Santa Chiesa è la sentinella che alza la voce perché con gli occhi della fede vede nel Volto del Bambino di Betlemme il Salvatore del Mondo, il Liberatore dal peccato e dalla morte, il restauratore della giustizia e della Pace:  il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria(Gv 1,14). Il Volto del Bambino di Betlemme che contempliamo nel Presepe della storia è  la massima visibilizzazione di Dio! Le rovine di  Gerusalemme prorompono di gioia!
  2. La Chiesa è chiamata oggi  ad essere messaggera e sentinella che alza la voce e a  porsi non al di sopra degli uomini al modo dei potenti del mondo con la loro protervia,  né però al di sotto, svendendo  l’annuncio e liquefacendolo in una teoria di ‘valori condivisi’ dove tutto è indistinto e Cristo è scomparso, bensì  a porsi oltre, oltre, oltre! Un filosofo italiano sconosciuto quanto geniale afferma: “la Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia. Oggi è soltanto la cortigiana della storia” (Andrea Emo 1901 –1983).  “Noi non vogliamo vivere la Chiesa come cortigiana della storia. Se Dio è entrato nel mondo non è per essere cortigiano, ma redentore, salvatore, punto affettivo totale, verità dell’uomo” (Giussani). La Chiesa grida sui tetti la salvezza di Dio in Cristo Gesù, la possibilità di accogliere nella mangiatoia del cuore il Dio che si è fatto uno di noi per noi; da questo scaturiranno tutti i mutamenti positivi: da cuori che hanno accolto il Bambino fuoriescono le scelte economiche, politiche, ecologiche, culturali, sociali, artistiche più adeguate al pieno sviluppo integrale della persona umana; dal cuore rinnovato i più efficaci antidoti alla violenza, ai rigurgiti di razzismo, all’idolatria del denaro e del potere, alla ipersessualizzazione che banalizza e dissolve il dono di Dio della sessualità, alla sfida del “vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri”; alla sfida  lanciata  da  “un approccio alla realtà che tende a privilegiare l’immagine rispetto all’ascolto e alla lettura influenza il modo di imparare e lo sviluppo del senso critico» (cfr Francesco, Christus vivit, 86). Altre strategie mondane, seppure verniciate di  ‘umanesimo’, non produrranno mai eguale esito. La  buona società nasce da un cuore nuovo! Non ci sono ricette mondane per creare una buona società; a Natale voglio ribadire con forza  ciò che ricordava nel lontano 1984 San Giovanni Paolo II:  è il «cuore» dell’uomo che occorre rinnovare, per rinnovare i sistemi, le istituzioni e i metodi” (San Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 1 gennaio 1984)”. E non si stanca di ripeterlo Papa Francesco! Come cristiani abbiamo dalla nostra fede un termine semplice per designare questo cambiamento radicale del cuore:  “conversione”!
  3. Il Natale “ci trovi sempre più simili a Colui che, in questo tempo è divenuto bambino per amor nostro; che ogni nuovo Natale ci trovi più semplici, più umili, più santi, più caritatevoli, più rassegnati, più lieti, più pieni di Dio…Questo è il tempo dell’innocenza, della purezza, della dolcezza, della gioia, della pace” (San J.H.Newman, Sermone “L’incarnazione, Mistero di grazia”: Parochial and Plain Sermons V). Il mio augurio di Buon Natale trovi in queste parole del Santo Cardinale la sua compiuta espressione.

 

 

 

 

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