Omelia del Vescovo nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù- Giornata di Santificazione sacerdotale – Benedizione degli oli – venerdì 19 giugno 2020 – Basilica Concattedrale di San Maurizio e C. M. – Imperia

Ricentrarsi in Cristo

1. “Il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 6,1). Carissimi,  nella nostra Basilica Concattedrale  ci ritroviamo radunati  a celebrare la Santa Eucaristia nella Solennità del Sacro Cuore che ogni anno  per noi presbiteri costituisce un appuntamento speciale, un’occasione  preziosa per ravvivare in noi la consapevolezza del dono ricevuto e rinnovare il nostro desiderio di santificarci nel ministero sacerdotale; da molti anni si celebra oggi la Giornata di Santificazione sacerdotale; quest’anno, durante questa solenne concelebrazione,  benediremo anche gli oli santi e consacreremo il crisma non essendo stato possibile celebrare la Messa crismale nella mattinata del Giovedì Santo. È un’occasione molto intensa ed intima; Gesù il Cristo, l’Unto di Dio ci stringe a se e ci invita a lasciarci configurare sempre più a Lui mediante l’unzione dello Spirito Santo: “il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi” (Is 6,1-2). Pregheremo per tutto il nostro presbiterio e in particolare per quelli tra noi che festeggiano importanti anniversari d’ordinazione sacerdotale.

2.“In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1 Gc 4, 8).  La Festa del Sacro Cuore ci immerge nel mistero del Cuore di Gesù. Pio XII nella sua memorabile Enciclica sulla devozione al Sacro Cuore Haurietis aquas del 1956, così si esprime: “il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù non è in sostanza che il culto dell’amore che Dio ha per noi in Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli altri uomini. In altre parole, tale culto si propone l’amore di Dio come oggetto di adorazione, di azione di grazie e di imitazione; ed inoltre considera la perfezione del nostro amore per Iddio e per il prossimo come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo, lasciato dal Divino Maestro agli Apostoli quasi in sacra eredità «Io vi dò il comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi… Ecco il mio comandamento: Amatevi scambievolmente, come io ho amato voi »”(Pio XII, Haurietis aquas 15/5/1956).

3. San Giovanni Paolo II, di cui abbiamo festeggiato i Cento anni dalla nascita il 18 maggio scorso, amava sottolineare che questo culto contiene un messaggio di straordinaria attualità, perché “dal Cuore del Figlio di Dio, morto sulla croce, è scaturita la fonte perenne della vita che dona speranza ad ogni uomo. Dal Cuore di Cristo crocifisso nasce la nuova umanità, redenta dal peccato.” (Giovanni Paolo II Insegnamenti, XVII, 1 [1994], 1152). “Dal Cuore di Cristo infatti il cuore dell’uomo impara a conoscere il vero e unico senso della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire l’amore filiale verso Dio con l’amore del prossimo» (Giovanni Paolo II, Messaggio alla Compagnia di Gesù, 5/10/1986: Insegnamenti, IX, 2 [1986], 843).

4. La contemplazione del Cuore di Gesù nell’Eucaristia ci spinge a cercare in quel Cuore l’inesauribile mistero del sacerdozio di Cristo, di quello della Chiesa e del nostro!  Vi propongo di lasciarci istruire da alcune parole del grande Pontefice San Giovanni Paolo II. Papa Francesco ha ricordato il 18 maggio il Santo Papa così: “oggi noi qui possiamo dire: cento anni fa il Signore ha visitato il suo popolo. Ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare il vescovo e guidare la Chiesa. Facendo la memoria di San Giovanni Paolo II riprendiamo questo: “Il Signore ama il suo popolo”, “il Signore ha visitato il suo popolo”; ha inviato un pastore” (Francesco, Basilica Vaticana,  Omelia 18 maggio 2020).

5. In occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale San Giovanni Paolo II affidò le proprie memorie ad un testo dal titolo Dono e Mistero; nell’ introduzione afferma: “quanto qui dico, al di là degli eventi esteriori, appartiene alle mie radici profonde, alla mia esperienza più intima. Lo ricordo innanzitutto per rendere grazie al Signore. «Misericordias Domini in aeternum cantabo!». Lo offro ai sacerdoti e al popolo di Dio come testimonianza di amore” (Giovanni Paolo II, Dono e Mistero, p. 5, 1996). Questa mattina accogliamo una briciola di questa testimonianza d’amore; a voi la gioia di gustarvi per intero Dono e Mistero nella sua lettura integrale.

6.  Un pensiero che mi ha colpito e che voglio proporre alla nostra meditazione questa mattina, coglie  un aspetto decisivo del nostro essere sacerdoti; oggi molto si parla, e a ragione, del necessario e urgente  rinnovamento pastorale e della riforma della Chiesa; il Santo Padre Francesco ci richiama con vigore alla conversione pastorale in questo cambiamento d’epoca per annunciare  con gioioso entusiasmo il Vangelo: la Chiesa deve camminare con il suo tempo; ma questo non significa appiattirsi sulla storia; in un testo del 1989 L. Giussani citava Andrea Emo, dimenticato pensatore italiano il quale diceva “La Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia. Oggi è soltanto la cortigiana della storia” e commentava “noi non vogliamo vivere la Chiesa come cortigiana della storia. Se Dio è entrato nel mondo non è per essere cortigiano, ma redentore, salvatore, punto affettivo totale, verità dell’uomo” (Luigi Giussani, L’avvenimento cristiano. Uomo Chiesa Mondo, Giussani, 2003, pp. 29-50). Siamo chiamati come Chiesa e come presbiteri a non lasciarci ideologizzare da questo o quel vento di dottrina, ma a ricentrarci in Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre. Ecco le parole di San Giovanni Paolo II: “non v’è dubbio che il sacerdote, con tutta la Chiesa, cammina col proprio tempo, e si fa ascoltatore attento e benevolo, ma insieme critico e vigile, di quanto matura nella storia. Il Concilio ha mostrato come sia possibile e doveroso un autentico rinnovamento, nella piena fedeltà   alla Parola di Dio ed alla Tradizione. Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale, sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere «fuori tempo», perché l’«oggi» umano di ogni sacerdote è inserito nell’«oggi» del Cristo Redentore. Il più grande compito per ogni sacerdote e in ogni tempo è ritrovare di giorno in giorno questo suo «oggi» sacerdotale nell’«oggi» di Cristo, in quell’«oggi» del quale parla la Lettera agli Ebrei. Questo «oggi» di Cristo è immerso in tutta la storia — nel passato e nel futuro del mondo, di ogni uomo e di ogni sacerdote. «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e sempre» (Eb 13, 8). Quindi, se siamo immersi con il nostro umano, sacerdotale «oggi» nell’«oggi» di Gesù Cristo, non esiste il pericolo che si diventi di «ieri», arretrati… Cristo è la misura di tutti i tempi” (Giovanni Paolo II, Dono e Mistero, p.95-96 ). Nel divino-umano, sacerdotale ‘oggi’ di Gesù Cristo, si risolvono alla radice tutte le l’antinomie tra il ‘tradizionalismo’ e il ‘progressismo’, tra ‘vera chiesa’ e ‘falsa chiesa’ etc etc.  Troppo spesso ho l’impressione che amiamo più le nostre idee sulla Chiesa che non il Cristo Capo e Sposo della Chiesa! Troppo spesso siamo più agguerriti difensori di principi etici e poco testimoni della bellezza della vita in Cristo! Troppo spesso siamo più difensori delle nostre posizioni ecclesiali che non disponibili a coltivare e ad avere in noi i sentimenti che furono in Cristo Gesù (cfr Fil 2,5). Cuore di Gesù re e centro di tutti i cuori abbi pietà di noi!

7. “Troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,30).  “Se si analizzano le attese che l’uomo contemporaneo ha nei confronti del sacerdote, si vedrà che, nel fondo, c’è in lui una sola, grande attesa: egli ha sete di Cristo. Il resto — ciò che serve sul piano economico, sociale, politico — lo può chiedere a tanti altri. Al sacerdote chiede Cristo!” (Ivi, p. 96). Diamo Gesù Cristo all’uomo nostro contemporaneo, diamolo perché Lui è la nostra Vita, diamolo perché Lui è  la nostra Pace, Lui  solo ha parole di vita eterna, Lui solo è il nostro ristoro!

8. “A costante contatto con la santità di Dio, il sacerdote deve lui stesso diventare santo. È il medesimo suo ministero ad impegnarlo in una scelta di vita ispirata al radicalismo evangelico…Se il Concilio Vaticano II parla della universale vocazione alla santità, nel caso del sacerdote bisogna parlare di una speciale vocazione alla santità. Cristo ha bisogno di sacerdoti santi! Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi! Soltanto un sacerdote santo può diventare, in un mondo sempre più secolarizzato, un testimone trasparente di Cristo e del suo Vangelo. (Ivi, p. 98-101) …Nella mia ormai lunga esperienza, tra tante situazioni diverse, mi sono confermato nella convinzione che soltanto dal terreno della santità sacerdotale può crescere una pastorale efficace, una vera «cura animarum». Il segreto più vero degli autentici successi pastorali non sta nei mezzi materiali, ed ancor meno nei «mezzi ricchi». I frutti duraturi degli sforzi pastorali nascono dalla santità del sacerdote. Questo è il fondamento! Naturalmente sono indispensabili la formazione, lo studio, l’aggiornamento; una preparazione insomma adeguata, che renda capaci di cogliere le urgenze e di definire le priorità pastorali. Una ineludibile priorità oggi è costituita dall’attenzione preferenziale per i poveri, gli emarginati, gli immigrati. Per essi il sacerdote deve essere veramente un «padre». Indispensabili sono certo anche i mezzi materiali, come quelli che ci offre la tecnologia moderna. Il segreto tuttavia rimane sempre la santità di vita del sacerdote che s’esprime nella preghiera e nella meditazione, nello spirito di sacrificio e nell’ardore missionario. Quando ripercorro con il pensiero gli anni del mio servizio pastorale come sacerdote e come vescovo, mi convinco sempre più di quanto ciò sia vero e fondamentale” (Ivi, p. 101-102).

9. Concludo augurandovi un buon cammino di santità sacerdotale nella grazia dello Spirito Santo sostenuti dalla incessante preghiera di Maria, Madre dei sacerdoti; ravviviamo ogni giorno nella Santa Eucaristia e nell’ascolto della Parola il Dono grande del sacerdozio ministeriale e viviamo immersi nel Mistero che ci avvince è che ha il Nome santissimo di Gesù Cristo!

+Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia

Albenga 19 giugno 2020
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

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