Natale 2017: omelia del Vescovo nella Santa Messa della Notte

Santo Natale 2017. Omelia nella Messa della Notte 1.”Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Un saluto pieno di affetto e di speranza a tutti voi qui presenti. Alla amata Diocesi di Albenga-Imperia auguro che creda nel Dio fatto uomo e creda nell’uomo; guardi al futuro con fiducia, slancio creativo e concordia di intenti, e sappia ringiovanirsi nell’ardore apostolico e, perché non dirlo in questa Santa Notte, anche dal punto di vista demografico, con la nascita di numerosi bambini, segni di un futuro pieno di speranza. 2.“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse … Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,1.5). Nel Vangelo abbiamo ascoltato: “(Maria) diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia … C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,7.9). 3.Nel periodo dell’anno in cui la notte è più lunga e più densa, la Chiesa celebra il Natale di Gesù come festa della luce, della luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9). Il Signore Gesù ha detto di se stesso:“Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Egli è la vera luce nella notte di un’umanità sedotta dal peccato, raffreddata nell’amore, povera di speranza. Egli “unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero… per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. 4.Oggi, dopo oltre duemila anni, c’è ancora la ‘notte’. Il nostro tempo è stato più volte designato come notte oscura collettiva, epocale, come tempo dell’eclissi di Dio. Sono sotto gli occhi di tutti i mali spirituali e sociali che lo affliggono: incertezza, relativismo, indifferenza religiosa, materialismo pratico, individualismo, famiglie divise, denatalità, mancanza di lavoro, ingiustizie sociali, tensioni internazionali, nuove schiavitù, terrorismo, guerra. Questo stesso Natale, si presenta per un verso sotto il segno del consumismo (acquisti, regali, viaggi, consumi a non finire) e per un altro verso con ambienti rigati di sangue a motivo delle guerre, del terrorismo e della criminalità ‘della porta accanto’. 5.”Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Malgrado tutto, possiamo e dobbiamo celebrare il Natale come festa di luce nella ‘notte’. Nel cuore della ‘notte’ la Chiesa celebra la nascita di Colui che è la luce vittoriosa. A tutti rivolge l’invito alla speranza. Questo invito non suona vuoto oggi. Grazie a Dio, non ci sono solo consumismo, individualismo e violenza. Basta un rapido giro d’orizzonte per rilevare tanti gesti e segni di amore e di speranza. 6.”Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Davvero grande è il cuore del nostro popolo, educato direttamente o indirettamente dal Vangelo di Cristo! Tante sono le luci nella ‘notte’! Più belle e forse più numerose di quelle elettriche lungo le strade e nelle vetrine dei negozi! Noi cristiani siamo diventati per pura grazia “figli della luce” (Ef 5,8) chiamati a risplendere come fiaccole accese nella ‘notte’ (cf. Fil 2,14-16). La fede cristiana è meravigliosa e audace nello stesso tempo: Dio si è fatto uomo; ci è venuto incontro; è qui in mezzo a noi e ci chiama ad essere ‘luce nel Signore” (Ef 5,8) a dissipare le tenebre insieme con Lui. 7. Dissipatori di tenebre, testimoni della luce di Cristo: la fede in Cristo dobbiamo comunicarla, viverla e condividerla con gli altri. Non basta dirla a parole, ma occorre testimoniarla, come singoli e come comunità. Raccoglimento e ascolto della Parola di Dio, partecipazione ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, vita fraterna, attenzione e servizio verso gli altri, responsabilità familiare, professionale, sociale, culturale: è così che si può comunicare la fede, irradiarla come fuochi accesi nella notte. Santa Teresa di Calcutta ascoltava il Signore che le diceva: Piccola mia, vieni, vieni, portami nei tuguri dei poveri. Vieni e sii la Mia luce. Da solo non posso andarci. Essi non mi conoscono, e perciò non mi vogliono. Vieni tu. Va’ in mezzo a loro. Portami con te dentro la loro vita. Quanto desidero entrare nei loro tuguri, nel loro buie case tristi. Vieni e sii vittima per loro. Nella tua immolazione, nel tuo amore per me, Mi vedranno, Mi conosceranno, Mi vorranno“. Quella grande luce infonde al nostro cuore una grande gioia, intima e tutta interiore; Gesù ci chiede di lasciarlo nascere ogni giorno. A Gesù vogliamo umilmente e fiduciosamente affidarci in questa Notte Santa perché illumini il nostro cammino e ci aiuti ad essere dissipatori di tenebre e luce del mondo: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).8.”Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).

Il mondo addormentato nella ‘notte’ attende di essere risvegliato e illuminato. Ecco perché non possiamo accontentarci di vivere il Natale alla luce di un vago sentimento di tenerezza e di nostalgica commozione. Non possiamo limitarci all’aspetto emozionale e, per così dire, estetico della rappresentazione della nascita di Gesù, abbiamo bisogno di cogliere il “messaggio” autentico del Natale, la sua ‘verità’: il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio che può essere accostato e contemplato solo alla luce della fede. Solo alla luce della fede, infatti, ci è possibile ri-consegnarci con fiducia a quel Gesù che è venuto sulla terra per essere nostro fedele compagno di viaggio. Solo nella fede possiamo permettergli di ri-nascere nel nostro cuore e nella nostra vita, oggi, domani, sempre. Angelus Silesius, mistico tedesco del XVII secolo diceva: Se anche Gesù fosse nato mille volte a Betlemme, come potrebbe riguardarmi se egli non nascesse in me? Bisogna che Dio nasca in te“. Se permettiamo a Gesù luce vera di nascere in noi diventiamo Sua luce e collaboriamo con lui ad inondare il mondo della luce che non tramonta. Sia questo il frutto di questa Santa Notte! 
 
                                                                                                            X   Guglielmo Borghetti, vescovo
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