L’intervento del Vescovo – In cammino all’interno delle comunità

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Pubblichiamo il secondo dei tre interventi del Vescovo sul tema della sinodalità nelle comunità parrocchiali

Il Concilio Vaticano II, nel decreto “Apostolicam actuositatem” sull’apostolato dei laici, dice che all’interno delle comunità della Chiesa «l’azione dei laici è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può, per lo più, raggiungere la sua piena efficacia». «È, questa,» commenta Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica postsinodale “Christifideles laici” «un’affermazione radicale che deve essere evidentemente intesa nella luce della “ecclesiologia di comunione”: essendo diversi e complementari i ministeri e i carismi sono tutti necessari alla crescita della chiesa ciascuno secondo la propria modalità». Ed è sempre nella stessa Esortazione Apostolica che si parla di parrocchia come di «luminoso esempio di apostolato comunitario» che fonde insieme tutte le differenze umane. Tutti sono chiamati a concorrere, secondo le loro possibilità, alle iniziative apostoliche e missionarie, «all’esame e alla risoluzione di problemi pastorali» e questo «deve trovare il suo adeguato e strutturato sviluppo nella valorizzazione più convinta, ampia e decisa dei Consigli Pastorali Parrocchiali». Quello che viene fatto a titolo eccezionale per la vita pastorale di una diocesi attraverso la celebrazione di un sinodo, dovrebbe essere quotidiano nella vita di una comunità parrocchiale: che cos’è infatti la parrocchia e che cosa ne giustifica l’esistenza se non questo «gomito a gomito» di credenti nella pluralità delle situazioni umane, sociali, territoriali, culturali, affettive, economiche e che trova una sua unità reale solo nella realtà misterica del sacerdozio battesimale? Utilizzando una efficace espressione del teologo Daniel Bourgeois, tratta dal suo libro “La pastorale della Chiesa”, si potrebbe dire che una «parrocchia oggi è la forma più naturale e più provocatoria, ma anche quella più appassionante, della sinodalità ecclesiale» proprio a motivo di ciò che costituisce in apparenza la sua pesantezza e i suoi limiti apparenti. Il parroco deve avere cura di questa condizione di sinodalità e promuovere e coordinare un agire pastorale in fedeltà ad essa. Il Codice di Diritto Canonico, al canone 536, propone: «In ogni parrocchia venga costituito un consiglio pastorale, che è presieduto dal parroco e nel quale i fedeli, insieme con coloro che partecipano alla cura pastorale della parrocchia in forza del proprio ufficio, prestano il loro aiuto nel promuovere l’attività pastorale». Nell’attuale situazione epocale, tutti i fedeli sono chiamati ad un impegno generoso per la crescita di un’autentica comunione ecclesiale all’interno delle loro parrocchie e per ridestare lo slancio missionario verso i non credenti e verso gli stessi credenti che hanno abbandonato o affievolito la pratica della vita cristiana. La Parrocchia con la viva partecipazione di tutti i fedeli rimane così coerente alla sua vocazione e missione: essere nel mondo luogo della comunione dei credenti e insieme segno e strumento della vocazione di tutti alla comunione. Il Consiglio Pastorale è una espressione di vita della comunità cristiana locale e proprio perché permette la partecipazione di tutte le componenti del popolo di Dio, realizza un rapporto di comunione, di sussidiarietà, di corresponsabilità, in una visione dei fedeli che riconosce e valorizza la diversità dei carismi di ciascuno.

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