Arenzano: intervento di don Gottfried Ugolini al convegno delle diocesi liguri sul tema della tutela minori

«Dare ascolto a sorelle e fratelli vittime di abusi»

Avrebbe dovuto tenersi già da tempo, ma la pandemia non ne ha permesso la programmazione fino a questo giovedì 23 febbraio 2023, quando ad Arenzano oltre 150 persone hanno partecipato al convegno regionale del clero sulla “Tutela minori e persone vulnerabile nell’ambito ecclesiale”, voluto dalla Conferenza Ecclesiastica della Liguria. Il tema affrontato è di estrema attualità e serietà, e diverse diocesi hanno già fatto o messo a calendario iniziative per aiutare le persone a prenderne coscienza. A parlarne è stato chiamato don Gottfried Ugolini, nato nel 1958, sacerdote dal 1987, della diocesi di Bolzano-Bressanone, ha conseguito il magistero in teologia, la licenza in psicologia e dal 1996 esercita come psicologo, con numerosi articoli a sua firma su varie riviste. «L’argomento di cui oggi si parla è una grande sfida sia per la Chiesa sia per ciascuno di noi come persona. È un modo per dare voce ai fratelli e alle sorelle vittime di abuso» che si può configurare ogni volta che in una relazione asimmetrica, a motivo degli studi o dell’esperienza o dello stato sociale, fiducia e potere non sono a servizio del bene altrui ma usati per raggiungere una gratificazione egoistica. La maggior parte degli abusi succede in ambito familiare. Le statistiche dicono che in generale ne è vittima una bambina su cinque, e un bambino su dieci. Nell’ambito ecclesiastico il rischio è invece maggiore per i maschi adolescenti e non per una questione di omosessualità ma piuttosto di immaturità. E qui a rischio sono soprattutto le persone vulnerabili a motivo di un handicap, un lutto, una situazione difficile o di bisogno. Una domanda comune: “possibile che nessuno sapeva e vedeva?”. Quando le vittime possono parlare liberamente, emerge il racconto del dramma vissuto, del quale si sono resi conto gradualmente non riuscendo a difendersi. «Ero il chierichetto preferito, poi il mio don ha cominciato a fare discorsi strani, allusioni sessuali, mi stava vicino con affetto. Ma a un certo punto … Eppure, mi ha aiutato, tutti gli volevano bene, era stimato e se avessi parlato chi mi avrebbe creduto? Probabilmente, in fin dei conti, è stata colpa mia». Una donna ha rilasciato l’intervista a Tv2000, andata in onda nel programma “Siamo noi”: è stata abusata dal sacerdote della sua parrocchia da quando aveva undici anni fino a quando ne ha compiuti sedici. Solo dopo quarant’anni ha avuto il coraggio di denunciare i fatti: «Vuoi scappare ma non ci riesci, temi possa succedere altro di più grave se parli; a un certo punto ho frequentato la parrocchia solo se accompagnata. Poi il prete è stato trasferito. Alla nascita del primo figlio ho cominciato a riflettere sugli effetti devastanti che mi accompagnano ogni giorno da anni e finalmente ho avuto il coraggio di denunciare, ma non per uno spirito di vendetta. Mi hanno creduto, ma mi aspettavo una presa di posizione più severa verso chi ha abusato di me: quel sacerdote, a mio giudizio, ha avuto una pena lieve. Mi rendo conto che un uomo di chiesa è innanzitutto un uomo prima che un sacerdote, e devo riconoscere che nella comunità cristiana tanti mi hanno aiutata a ricostruire quello che umanamente mi sembrava impossibile». Quali reazioni suscitano questi dati e queste testimonianze? «Le reazioni di chi legge e ascolta possono essere le più diverse: ansia, spavento, compassione, schifo, confusione, fastidio, senso di impotenza. Ma la domanda è quali le reazioni delle vittime, delle loro famiglie, dei loro amici e delle loro comunità?». Cosa possiamo fare? «Il nostro lavoro è creare un clima di fiducia e verità, perché gli abusati possono parlare. Non si deve nascondere tutto il bello che avviene nella Chiesa, il bene cresce; tuttavia, dobbiamo renderci conto dell’elefante presente nella stanza». Tra i giovani in formazione come futuri sacerdoti o religiosi è rarissimo incontrare dei pedofili, molti sono invece i casi di confusione e disagio nell’orientamento sessuale, «la comunità formativa dovrebbe favorire la massima fiducia e dialogo, per accompagnare i giovani in un cammino di maturità».

Di seguito il link per seguire le interviste rilasciate durante il convegno.

https://www.youtube.com/watch?v=rsguZsZuuSk&t=548s

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