Vite intrecciate di miti e umili servitori di Dio

La vicenda martiriale della Chiesa non si è chiusa con le passioni dei primi martiri cristiani, e nemmeno con le schiere di nuovi martirizzati nei mattatoi della storia del Novecento. Anche Papa Francesco, nel suo magistero, ripete che «Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù» (Udienza generale, 11 dicembre 2019). Nel mistero di carità che li unisce alla Passione e alla Resurrezione di Cristo, i testimoni della fede, morti per mano altrui, ci fanno percepire come, la salvezza annunciata dal Vangelo, accade nella storia. Ogni generazione è salvata dai suoi martiri, che applicano la salvezza di Cristo agli uomini e alle donne del proprio tempo. E Cristo stesso consola e prende in braccio chi soffre e versa il sangue mentre segue i Suoi passi, come ha ripetuto Papa Francesco anche nel suo viaggio in Albania del settembre 2014, dopo aver ascoltato le testimonianze di chi aveva sofferto persecuzioni nei decenni passati: «Possiamo domandare: come avete fatto a sopportare tanta tribolazione? Ci diranno quello che abbiamo sentito nella seconda Lettera di Paolo ai Corinzi: “Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. È stato Lui a consolarci”». Al termine di ogni anno l’Agenzia Fides ricorda i nomi e le vite di tutti i missionari e gli agenti pastorali cattolici uccisi nei dodici mesi precedenti. Nel resoconto del 2016 c’era anche il nome di padre Jacques Hamel, sgozzato nella sua chiesa a Rouen, vicino all’altare dell’Eucaristia. In quello del 2019 si raccontava anche di Suor Ines Nieves Sancho, la religiosa spagnola assassinata mentre a 77 anni continuava in Centrafrica la sua opera di insegnare alle ragazze il mestiere di sarta. Nel dossier Fides sui testimoni uccisi nel 2020 ritroviamo anche la storia di don Roberto Malgesini, il prete lombardo accoltellato a morte da una delle innumerevoli persone da lui soccorse, nel suo sacerdozio speso a servire le persone più fragili e in difficoltà. Ancora una volta quindi Il prossimo 24 marzo 2021 siamo chiamati a celebrare la ventinovesima Giornata dei missionari martiri. Nella stessa data, 41 anni fa, mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, veniva assassinato durante la celebrazione della messa, punito per le sue denunce contro le violenze della dittatura militare nel Paese. Vivere con profondo atteggiamento di preghiera questo momento ci aiuterà non solo a ricordare coloro che si sono sacrificati per il vangelo imitando così da vicino il Cristo, ma anche renderci conto ancor di più di quanto risuonano vere alle nostre orecchie le parole profetiche di Gesù “Se il chicco di grano caduto a terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto”. Abbiamo forse bisogno anche noi di morire un po’ a noi stessi per lasciar maturare i doni di grazia che Dio ha abbondantemente riversato su ciascuno di noi. Pur non proponendo quest’anno un evento diocesano specifico a causa della pandemia, vogliamo comunque pubblicare del materiale che ci aiuta a vivere con profonda spiritualità anche in maniera individuale, questo evento che interessa tutte le comunità da vicino. In particolare lasciamo a voi la curiosità cliccando sul link che trovate con questo articolo di scaricare un video preparato da ACS (Aiuto alla chiesa che soffre) molto significativo, che raccoglie le testimonianze di 4 sacerdoti che svolgono il loro ministero in 4 paesi differenti, ma mai così legati da episodi di sangue e persecuzione. Mentre il tempo della quaresima volge alla sua conclusione ne approfittiamo per augurare con anticipo a ciascuno di voi una Santa Pasqua, premio e corona dei Martiri di ogni tempo.

In questo video sono riassunte alcune testimonianze di sacerdoti intervistati negli scorsi per la giornata mondiale dei martiri missionari link: https://we.tl/t-u0aV6P28X2

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