Omelia del Vescovo nel giorno del Mercoledì delle Ceneri 2017

1. Nel Mercoledì delle ceneri la liturgia propone alla nostra riflessione le parole di Gesù sull’elemosina, la preghiera e il digiuno, tre espressioni della fede che la Chiesa, sulle orme di Cristo, raccomanda in particolar modo nel tempo santo quaresimale. Sottesa a questa raccomandazione c’è una chiara e sapiente visione dell’uomo; una visione che raggiunge le radici della nostra persona e che ci aiuta con efficacia a vivere in piena autenticità la nostra condizione di figli di Dio collocati nel mondo. Questa visione dell’uomo ci pone di fronte alle nostre tre radici: il cosmo, la società, Dio; e ci invita a intessere nuovamente con queste tre radici una relazione armoniosa. Alla cura dell’armonia interiore sempre dobbiamo applicarci, ma il tempo quaresimale è tempo favorevole per ricordarcelo con persuasività: “Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione” (S. Leone Magno, Disc.6 sulla Quaresima, 1,2; PL 54, 285-287); lo faccio seguendo un ordine diverso da quello presentatoci dal brano evangelico, ma comprenderete agevolmente il perché. 2. Il digiuno: è un invito a regolare il mio essere radicato nel cosmo, nel mondo attraverso il mio corpo, il mio corpo che necessità di alimento per sopravvivere. Il mio essere non può sussistere e svilupparsi in modo armonioso se non si alimenta con moderazione. Il digiuno è un invito a prendere sul serio il mio corpo, un invito a non trascurarlo o, al contrario, a permettergli di diventare invasivo fino a pensare che sia, da solo, tutto il mio essere. Ci sono tanti modi per disprezzare il mio corpo: darsi a digiuni eccessivi (non dimentichiamo che oggi siamo passati dal digiuno ascetico, al digiuno estetico), ignorare o trascurare i segnali d’allarme che il corpo lancia quando il nostro organismo è affaticato, rifiutarsi di ricorrere a medicine quando potrebbero essere un aiuto prezioso, eccedere nel fumo e nel consumo di alcoolici etc etc;  al contrario ci sono molti modi per dare al corpo eccessiva  importanza come il prestare attenzione ossessiva ad ogni piccolo sintomo di malattia, come l’invadere l’organismo con medicine più o meno inutili, il salutismo esasperato, il soddisfare ogni bisogno corporeo immediatamente, senza la capacità di rinviare. Grande sapienza quella della tradizione della Chiesa che ogni anno ci invita a verificare il nostro rapporto con il nostro corpo, con la nostra origine cosmica e a recuperare, con l’aiuto di Dio, un rapporto equilibrato con essa. 3. L’elemosina: è l’opera di “giustizia” per eccellenza nell’Antico come nel Nuovo Testamento, l’èleemosyne è la qualità dell’uomo che ha l’éleos cioè la misericordia, la comprensione, la generosità; l’elemosina/misericordia mi obbliga a tener presente la seconda radice del mio essere: la società e a tenerne conto nella persona degli ultimi, dei poveri, dei più fragili. L’elemosina è il gesto nel quale mi lascio toccare dalla fragilità altrui, è il segno che ho compreso che la giusta, armoniosa relazione “con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore…e il povero alla porta del ricco non è fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita” (Francesco, Messaggio per la Quaresima 2017). 4. La preghiera: ci porta a dare alla nostra terza radice tutta l’importanza che le spetta. Questa radice è il fondamento delle altre due: cosmo e società. Ritrovare in Quaresima il senso e il gusto della preghiera significa riconoscere che sono totalmente di Dio e da Lui dipendo radicalmente; “riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi” (Sal 100,3); la preghiera garantisce la qualità, l’autenticità, dell’elemosina e del digiuno; in una parola l’equilibrio con le mie radici profonde, le mie dimensioni più proprie. 5. Gesù nel corso della sua vita terrena ha vissuto in pienezza le tre dimensioni del digiuno, della elemosina e della preghiera. Nel suo Spirito possiamo viverle anche noi per riarmonizzare la vita. Certo nel brano evangelico matteano, Gesù ci mette in guardia da un modo inautentico di vivere digiuno, elemosina e preghiera e ci insegna: occorre viverli tutti e tre nel segreto e dinanzi al Padre. É un saggio invito a custodire il segreto delle vittorie su noi stessi! Chiamati a vivere il digiuno davanti al Padre, soli con Lui, Radice di tutte le radici, Origine di tutte le origini. Chiamati a donare nel segreto non solo nei confronti degli altri, ma anche di noi stessi: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6,3). Donare in piena gratuità, come Gesù. Chiamati a pregare nel silenzio e appartati:” Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo” (Mt, 14,23). Tutto rischia di diventare sottile esibizionismo spirituale se non è vissuto in Cristo!  6. Se viviamo il digiuno, l’elemosina, e la preghiera nel segreto e alla presenza del Padre, il Padre ci restituirà il meglio; è interessante notare come nel testo di Matteo l’evangelista usa il termine “ricompensa” –“misthos “ – tre volte quando parla di coloro che hanno ricevuto già il loro premio perché si sono fatti vedere, ed usa invece il verbo restituire “ –apodidomi-“ quando dice quello che il Padre farà a chi ha fatto bene le cose, cioè nel segreto e solo davanti a Lui. Che cosa ci restituirà il Padre? Non si tratta di essere ricompensati, premiati, quanto piuttosto di essere restituiti ad una situazione di armonia perduta; per grazia il Padre ci donerà una relazione nuovamente armonica con le nostre radici: unificati, pacificati con noi stessi, con gli altri, con Dio. Mentre lottiamo per l’equilibrio con la nostra radice corporea, ci donerà di diventare sempre più tempio dello Spirito Santo; nel rapportarci con gli altri, con la società, ci aprirà alla condivisione, nel relazionarci con Lui ci inviterà ad osare a chiamarlo “Abba, Padre”. La Quaresima è questo tempo di grazia; tempo giusto per un cammino di unificazione ed armonia interiore che fiorisce e si esprime nell’ equilibrio del corpo e dello spirito, nella condivisione lieta, nella comunione profonda con il Padre, in Cristo, nella grazia dello Spirito Santo. A tutti auguro un buon cammino verso la Pasqua di Risurrezione! X Guglielmo, vescovo

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