Nuovo anno scolastico. Al centro dei programmi e dei cuori degli insegnanti.

Da pochi giorni è entrato nel vivo l’anno scolastico; un nuovo inizio che anche nel Ponente Ligure coinvolge migliaia di ragazzi, insegnanti, famiglie.

Ne parliamo con don Enrico Gatti, presbitero della Chiesa di Albenga–Imperia, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi, studi in psicologia, per alcuni anni vice parroco ad Alassio, oggi, tra l’altro Rettore del seminario e professore all’Istituto di Scienze Religiose. Egli ritiene come «occuparsi di scuola significa occuparsi di educazione, significa camminare di un itinerario, quello del decennio che si concluderà l’anno prossimo, che la Chiesa ci consegna, significa raggiungere il futuro». Anche nella scuola, per don Gatti, «lo stile da assumere è quello dell’ascolto», e lo dice pensando al recente sinodo sui giovani: «Il sinodo non ci ha consegnato ricette, ma ci ha abituato ad uno stile e a un metodo, quello dell’ascolto e questo ci dice, rispetto al mondo della scuola, di una presenza capace di intercettare prima di offrire: vale per la scuola, ma penso che il sinodo ci abbia affidato l’ascolto come via ordinaria della pastorale».

Rispetto a tali prospettive, don Gatti vede la scuola come «promotrice vocazionale», in quanto «compito della scuola è aiutare la persona a capire chi è, a trovare il suo posto nel mondo, nella società, aiuta i ragazzi e i giovani a mettersi di fronte a domande come “chi sono?” “cosa sono chiamato a fare della mia vita?” Recentemente nell’ambito di un lavoro di ricerca per una tesi che ho seguito all’Istituto di Scienze Religiose abbiamo chiesto ad un campione di ragazzi/giovani di pensare al significato di “vocazione”: è emerso che per loro significa percorso di realizzazione professionale, di interessi, di doti, di talenti: la scuola c’entra molto, è fondamentale, in tutto questo».

Da un’altra angolazione, a guardare lo stesso orizzonte è il prof. Gabriele Decanis, trentasei anni, che insegna matematica e scienze alle medie di Pieve di Teco, piccolo centro dell’entroterra: «a scuola– dice– i ragazzi passano molto del loro tempo, un tempo importante, tempo che siamo chiamati a rendere più “leggero” e formativo possibile. Dobbiamo essere capaci di ascoltarli, di capire i loro interessi, le loro peculiarità, fare loro una proposta che incontri i loro interessi e le loro peculiarità, rimanendo nell’ambito della didattica ministeriale ma anche aprendoci ad esperienze innovative: a Pieve di Teco, da molti anni, al pomeriggio, i nostri ragazzi hanno la possibilità di cimentarsi in laboratori come quello di cucina, giochi da tavolo, cineforum, esperienze con cui cerchiamo di guardare “a tutto tondo” a loro. Personalmente poi– racconta Decanis, che è originario e vive con la sua famiglia a Lavina, a pochi chilometri da Pieve di Teco– vivo il dono di poter fare scuola nella mia terra: credo molto nel rapporto scuola–territorio».

“I ragazzi al centro” potrebbe essere uno slogan per sintetizzare Decanis, per il quale «essere insegnante vuol dire vivere per i ragazzi, vuol dire metterci il cuore, il valore aggiunto è il cuore che ci metti e pensare alla scuola come una comunità in cui ti metti in gioco col cuore».

Per Decanis «figure diverse tra loro come don Bosco e don Milani ci dicono che noi insegnanti dobbiamo vivere, pensare e dire “mi interessano i miei ragazzi, ci provo a mettere il cuore per loro”: è quello che provo a fare ogni giorno».  Venerdì 27 settembre alle ore 17:30, presso il Seminario vescovile ad Albenga, ci sarà l’incontro del Vescovo Guglielmo con i docenti di religione cattolica a cui seguirà la S. Messa.

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