Intervista a Mons. Guglielmo Borghetti

A un anno di distanza dalla sua venuta in Diocesi, il Vescovo coadiutore, Mons. Guglielmo Borghetti, fa il punto della situazione: novità e conferme.

 

Vescovo coadiutore ad Albenga già da un anno. Le sue prime impressioni?

Innanzitutto la scoperta veramente rinfrancante di una realtà laicale molto appassionata, vivace e desiderosa di fare un cammino di formazione cristiana. Mi riferisco ai gruppi parrocchiali, ai Movimenti ed alle aggregazioni laicali – penso all’Azione Cattolica, agli Scouts, ai Cursillos, al Telese, a Comunione e Liberazione , al Rinnovamento nello Spirito, alle associazioni cattoliche di volontariato…). Questa scoperta è stato il più grande incoraggiamento e la più grande consolazione nei giorni più difficili. Ho toccato con mano che il Signore davvero conduce il suo popolo. Indubbiamente mi sento di mettere in evidenza anche la presenza di molti sacerdoti impegnati con grande passione apostolica nel loro ministero e nei vari settori della pastorale diocesana; in tutti sento il desiderio di sentirsi ‘più diocesi’, più appartenenti ad una comunità che cammina insieme verso gli orizzonti di Dio. Giorni difficili? Sì, mi riferisco ai giorni in cui ho dovuto e debbo affrontare quei problemi che esistono e che talvolta a proposito ed a sproposito sono messi in risalto dalla stampa locale. Esistono problemi oggettivi che chiedono molta attenzione, applicazione, prudenza, impegno, studio e che possono talvolta provocare anche un po’ di scoramento. Come vive la sua routine quotidiana di vescovo? La mia giornata è semplice, ma anche molto movimentata; comincia con la sveglia ogni giorno alle 6.30 c.a e inizia con la preghiera; prediligo il mattino per fermarmi ed avere una zona “franca” dedicata ‘in esclusiva’ al dialogo con il Signore attraverso la meditazione della sua Parola e la celebrazione della Liturgia delle Ore, durante la giornata in genere nel tardo pomeriggio, se non ho impegni esterni celebro la Messa, i Vespri e recito il Rosario nella cappella di casa. Mi piace sottolineare che non mi faccio mancare il tempo per uno studio personale che considero indispensabile per il mio ministero. Il martedì ad Albenga in Curia e il venerdì a Imperia presso le Opere parrocchiali della Basilica Concattedrale incontro laici e sacerdoti religiosi e religiose, chiunque desideri parlare con il vescovo coadiutore. Negli altri giorni al mattino sono in curia per gli affari correnti, nei pomeriggi e nei fine settimana visito le parrocchie dove sono invitato sia per le feste patronali sia per l’amministrazione delle cresime o semplicemente per la richiesta di avermi in parrocchia, con grande semplicità per entrare nel vivo della vita parrocchiale ed incontrare il consiglio pastorale parrocchiale, i catechisti, genitori, giovani o i gruppi che animano le varie realtà. Questo mio pellegrinare per le parrocchie, le case di riposo gli ospedali le caserme, carcere mi ha permesso di conoscere il territorio in maniera più completa. Ho già visitato in un anno almeno il 90% delle nostre parrocchie. Ho iniziato a visitare anche le case religiose, desidero incontrare il tesoro prezioso delle nostre consacrate nel loro abituale ambiente di vita e di apostolato; è un’esperienza molto arricchente. 

Quale immagine definisce meglio la chiesa diocesana che Papa Francesco le ha affidato?

Un’immagine spesso mi torna in mente, quella dell’arcipelago. Perché noto la bellezza di tante isole che però spesso restano isole e non sono in contatto tra loro. Tutto ciò mi spinge a lavorare per “ricontinentalizzare”, ricompattare, creare il senso di una comunità diocesana che cammina insieme verso il Signore tentando di indicare anche degli obiettivi pastorali comuni. C’è ancora un certo individualismo pastorale che pur ricco di attività belle, non vede le parrocchie collegate tra loro, protese a mettere in rete le loro iniziative. Desidero promuovere una cooperazione piena che faccia sentire tutti appartenenti allo stessa realtà ecclesiale che è la diocesi, faccia respirare il senso di una Chiesa che cammina in un territorio ben preciso. 

Quale documento per la chiesa diocesana le piace ricordare di questo primo anno?

Ho scritto pochi documenti, non dimentichiamo che seppur dotato di facoltà piene di governo sono il vescovo coadiutore e non mi è dispiaciuto mantenere un profilo basso, pur non tirandomi indietro da decisioni importanti e necessarie che ho dovuto prendere. Ho sottolineato però alcuni aspetti in tanti interventi fatti nei vari organismi di partecipazione come il Consiglio Presbiterale e il Collegio dei Consultori: in questo anno ho scritto la nota pastorale su ‘ il vicario foraneo e il ruolo dei vicariati’ sottolineando l’importanza di queste mediazioni per la promozione di una pastorale organica ed integrata. 

Seminario chiuso per quest’anno con due seminaristi in trasferta a Pisa. Come pensa di affrontare la penuria di vocazioni di quest’anno?

Precisiamo subito, ancora una volta, che il Seminario non è mai stato chiuso, è apertissimo; è luogo di incontri pastorali, di incontri giovanili ( vedi esercizi spirituali, corsi, formazione dei diaconi permanenti etc). Non parlerei di penuria di vocazioni : abbiamo due seminaristi (Marcello Fassi e Dario Ottonello) che al momento stanno completando i loro studi nel Seminario Arcivescovile di Pisa. Abbiamo ordinato diacono il 19 marzo scorso un nostro seminarista Gian Luigi Peirano che sta facendo tirocinio pastorale nella parrocchia di San Pio X in Loano e, il 2 aprile prossimo, il vescovo Mario Oliveri ordinerà sacerdote il diacono don Ruggero Gorletti. Da quest’anno poi, abbiamo avviato l’esperienza dell’anno propedeutico, sempre in Seminario: ci sono due giovani: Giacomo di San Giovanni Battista a Loano e Andrea della Cattedrale di Albenga, hanno iniziato il propedeutico con la prospettiva di cominciare a settembre il primo anno del corso filosofico-teologico. Inoltre dal territorio diocesano, altri giovani mi hanno manifestato interesse per intraprendere il cammino di formazione verso la vita sacerdotale; preghiamo perché il prossimo anno possano scegliere di iniziare l’anno propedeutico. Come si vede non si può proprio parlare di penuria… 

Talvolta la stampa locale porta agli onori della cronaca pagine tristi della nostra Diocesi. Cosa ne pensa di tutto ciò?

La stampa porta per tante Diocesi italiane, purtroppo, pagine tristi: siamo in ‘buona’ compagnia, ci sono in giro tanti fatti negativi. Amara constatazione. Noi abbiamo diverse situazioni complesse che destano preoccupazione, ma questa è una Diocesi che sa pregare e sa affidarsi alla forza della Grazia: sono molto fiducioso che i nodi, uno alla volta, li scioglieremo con la buona volontà, la collaborazione di tutti, l’amicizia con Cristo, Pastore Unico. 

Tornasse indietro, dopo aver vissuto alcuni momenti faticosi di questo primo anno, riaccetterebbe l’incarico albenganese?

Questa è la domanda più difficile che però ha la risposta più facile: si! Mi sono sempre fidato dei disegni di Dio. Il mio modo di vivere la Chiesa è stato sempre quello di obbedire a Dio attraverso i miei superiori, l’ho fatto spesso con fatica e a volte anche con qualche borbottio interiore, ma l’ho fatto; non me ne sono mai pentito. Sicuramente ridirei di sì, come ho sempre fatto, senza per questo considerarmi particolarmente virtuoso. E’ una questione di stile di vita in Cristo e di amore alla Chiesa, sulla lunghezza d’onda di Maria. Ma attenzione, non sono un santo! 

Per il futuro, quali iniziative pastorali ci sono nell’agenda?

Quest’anno ho nominato un vicario episcopale per il coordinamento dell’attività pastorale e questo non è casuale. In pentola c’è l’idea di avviare un progetto pastorale organico per tutta la Diocesi. Durante questo primo anno, provvidenzialmente coincidente con l’Anno Santo Straordinario della Misericordia, abbiamo convenuto di stare dentro a questo fiume di grazia e lo stiamo vivendo con grande intensità e con grande partecipazione di popolo. Per l’agenda 2016-17 c’è un progetto pastorale pluriennale che dovrebbe partire, cadenzato in programmi annuali; si tratta di individuare alcune priorità e impegnarci sodo con l’aiuto di Dio, consapevoli che non sono i progetti pastorali che cambiano la Chiesa, ma la passione e l’amore di camminare insieme in stile sinodale per realizzare il sogno di Dio già su questa terra; tra le priorità non potranno mancare, come essere in stato di missione permanente nell’ oggi, la famiglia, le nuove povertà, la pastorale giovanile, la catechesi degli adulti, la presenza nella cultura e nel sociale del discepolo di Cristo, la custodia del creato. Stiamo già lavorando per formulare una bozza da sottoporre al Consiglio Pastorale Diocesano ed al Consiglio Presbiterale. Occorre tanta preghiera! 

Quale augurio/messaggio invia per il giorno di Pasqua per il bene della famiglia?

La Risurrezione di Cristo tocca il centro della vita dell’uomo e lo trasforma in una novità originalissima: nuovo modo di pensare e agire. La famiglia, al centro di un serio travaglio identitario e culturale, è chiamata ad accogliere questo dono di novità che viene dal Risorto per ritrovare se stessa e proporsi nella sua abbagliante bellezza. Una famiglia risanata e bella produce una società risanata e bella. Dunque, famiglia, apriti! E lasciati guarire dalla forza trasformante dello Spirito del Risorto!

Facebooktwitterrssyoutube