Consegnato alla Diocesi il Progetto pastorale triennale 2017/2020

"Concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef.2.19) . Nella Trinità la Chiesa si riscopre famiglia.

Il 26 agosto, con il Convegno Pastorale Diocesano è inizato l’Anno Pastorale 2017–2018 nella Chiesa di Albenga–Imperia. Il Programma Pastorale 2017–18: «Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre (Eb.13.8). Ripartire da Gesù Cristo per un umanesimo autentico» è il primo dei tre anni in cui si articola il Progetto pastorale “«Concittadini dei santi e familiari di Dio»; nella Trinità la Chiesa si scopre famiglia”. Il progetto Pastorale desidera sintonizzare la vita della Chiesa di Albenga–Imperia con le più ampie prospettive degli Orientamenti della Chiesa Italiana per il Decennio “Educare alla vita buona del Vangelo” e le strade indicate da Papa Francesco, in particolare con la Esortazione Apostolica: “Evangelii gaudium”». Il Progetto pastorale può essere rappresentato dall’immagine di una ellisse con i suoi due fuochi: uno teologico, il mistero della Trinità, ed uno magisteriale, la “Evangelii gaudium”. «La Chiesa – riflette Borghetti – prende avvio dalla Trinità, è la decisione, presa dalla Trinità, di comunicare il proprio amore all’uomo; la Chiesa nasce dal desiderio di Dio di chiamare tutti gli uomini alla comunione con Lui, alla sua amicizia, anzi a partecipare come suoi figli della sua stessa vita divina». «La Chiesa è immagine, frutto ed ambito dell’agire della Trinità, nella misura in cui è popolo di Dio, del Padre, che mediante Cristo e lo Spirito riunisce gli uomini facendone il suo popolo, popolo che, sul modello trinitario, è comunione e desidera – come ci ricorda la ”Evangelii gaudium” – fare l’esperienza del camminare insieme». All’interno dello sguardo trinitario, che caratterizza l’intero triennio, in questo primo anno, la Chiesa di Albenga–Imperia desidera con forza sottolineare che tutto parte e riparte da Cristo, dalla adesione a Lui e dall’incontro con Lui: primo anno, dunque, che assume un carattere fondativo. «Come infatti ha detto Papa Francesco nell’apertura del suo memorabile discorso al Convegno di Firenze possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo. È la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità». Ricomprendere Gesù come “volto autentico dell’uomo” nel suo agire in mezzo agli uomini aiuta a definire la Chiesa «sulla base di una duplice relazione costitutiva: a Cristo e alla sua missione da una parte, ed al mondo verso cui è continuamente ed essenzialmente inviata. La categoria della missione diventa la categoria chiave per descrivere la vita e l’attività della Chiesa, che ha nel suo essere “in stato di missione” una dimensione costitutiva». Ed è in questa direzione che la Chiesa ingauna desidera muovere i suoi passi.

 
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