Cattedrale di San Michele – Albenga, 14 settembre 2022 – Omelia per la Ordinazione Presbiterale di Andrea Allegro e Giacomo Porro

Ritrovare la Croce gloriosa

  1. Carissimi, è un giorno importante per la nostra Chiesa di Albenga – Imperia: Andrea e Giacomo, diaconi, saranno ordinati presbiteri! Sono due giovani adulti; oggi potrebbero già essere buoni mariti e padri di famiglia e servire il Signore nella testimonianza lieta dell’amore coniugale e nel lavoro; ma sono qui davanti alla assemblea santa a ricevere in dono una partecipazione più profonda all’Unico sacerdozio di Cristo, partecipazione che più intensamente permetterà loro di essere e agire ‘in persona Christi capitis’, nella persona di Cristo Capo, Pastore, Sposo e Servo. La presidenza della Santissima Eucaristia, il misterioso ed affascinante compito di perdonare i peccati, l’annuncio autorevole dell’Evangelo e la guida della comunità cristiana saranno d’ora in poi semplicemente la loro vita; riempiranno i giorni della loro stagione di esistenza su questa terra! Lo Spirito del Signore vi irrobustisca e allieti la vostra giovinezza donata e ricolmi le vostre famiglie di ogni benedizione! La Chiesa di Albenga-Imperia le ringrazia di avere accompagnato voi fino a questo momento ed è certa che continueranno a farlo pur nella consapevolezza del fatto che state entrando nella nuova grande famiglia del presbiterio diocesano.
  2. Carissimi Andrea e Giacomo nel giorno della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce il Signore vi sequestra, vi mette a parte per diventare fedeli “collaboratori nel ministero per annunziare e attuare l’opera della salvezza” (Preghiera di ordinazione) in questa nostra terra ingauna, per “implorare la tua misericordia per il popolo loro affidato e per il mondo intero” (c.s.). Sostiamo volentieri nella contemplazione della Santa Croce e accogliamo insieme la luce che getta sul vostro e nostro sacerdozio ministeriale per comprenderne a fondo l’essenza. La tradizione dice che si deve a Sant’ Elena Imperatrice, madre dell’imperatore romano Costantino I la scoperta della Vera croce di Cristo nel corso di scavi fatti sul monte Golgota. L’imperatore, suo figlio, fece erigere, sul luogo, due basiliche, una dedicata alla Passione e morte di Gesù e l’altra alla sua Risurrezione (Calvario e Santo Sepolcro). La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre del 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Qui l’origine della celebrazione del 14 settembre. La Festa conobbe nuovo fulgore quando la Croce, portata via dai persiani di Cosroe come trofeo durante la conquista di Gerusalemme (614), fu riportata in città nel 630 dall’imperatore Eraclio I. A Roma nei secoli VI e VII si ritrovano due feste, una il 3 maggio, l’Inventio crucis, la scoperta delle reliquie della Santa Croce e l’altra del 14 settembre che commemora il ritorno delle reliquie per merito di Eraclio. Papa San Giovanni XXIII riunì nel 1960 le due feste in una sola fissata il 14 settembre con il titolo Esaltazione della Santa Croce.
  3. La Croce ritrovata oggi ci viene incontro nello splendore della sua gloria! Sviluppiamo qualche riflessione a partire da questa domanda: cosa significa per noi oggi ritrovare la Croce glorificata nella nostra vita? Trovare la croce e trovare Colui “che è appeso legno” (cfr Gal 3,13), il Crocifisso, è decisivo e trasformante per il cristiano, per il cristiano presbitero. Ricordate bene: trovare la Croce è riscoprire innanzitutto l’amore folle di Dio e rispondervi generosamente “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Il Cristo crocifisso è epifania dell’amore assoluto, dell’amore che si è incarnato nel Figlio che ha dato tutto se stesso: “amò i suoi e li amò sino alla fine” (Gv 13,1). In ventuno secoli di storia cristiana chi ha trovato il Crocifisso, ha trovato il tesoro e ridisegna le priorità della sua vita, amando si è donato in Cristo, come Cristo, sino alla fine. Al di là del martirio di quell’ora suprema di dolore si rivela la gloria di Dio che è la manifestazione del suo amore, “la Croce è insieme patibolo e trofeo” (Sant’Andrea di Creta). Trovando la Croce noi riceviamo dall’amore di Dio la nostra capacità di amare, perché da quel legno è fluito un sangue per trasformare l’uomo in un essere amante a misura di Dio: amati amiamo! Partiamo, partite Giacomo e Andrea per le malinconiche e chiassose piazze del tempo attuale ad annunziare e testimoniare con gioia che l’uomo può amare come Dio, può donarsi fino in fondo come Cristo, siate preti gioiosi e fedeli pronti a rimetterci la pelle per servire Dio e i fratelli.
  4. Cosa significa per noi oggi ritrovare la Croce glorificata nella nostra vita. Trovare la croce vuol dire anche ritrovare passione e impegno per l’uomo. Trovare Cristo crocifisso vuol dire avere la capacità di amare i fratelli, di servirli, di lottare per la loro dignità, per la loro grandezza e soprattutto per la loro salvezza spirituale e per la loro liberazione eterna: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (3,17). Questo vuol dire offrire al mondo la visione di un umanesimo integrale che dice materia e spirito, corpo e anima, cielo e terra; oltre i riduzionismi antropologici incombenti dice un essere che vive qui nella dignità e nella libertà della persona umana trasfigurata dalla grazia di Dio e proiettata alla gloria. Per questo il cristiano, il prete è generatore di speranza nell’umanità! Annunciare, servire e testimoniare il Vangelo per la speranza del mondo! Non dimenticate l’uomo mentre servite il Signore, e non dimenticate Dio mentre servite l’uomo. Questo ci attende, questo vi attende! Ecco allora che il discorso della Croce, il Verbum crucis non è il piccolo discorso di un piccolo vescovo in una piccola cattedrale in un piccolo angolo dell’universo per un piccolo gruppo di credenti, per due piccoli diaconi che stanno per diventare preti, ma è un formidabile annuncio per il mondo intero, è un Vangelo di gloria laddove tutti aspettano, credenti e non che chi ha avuto più grazia e più amore, più grazia e più amore riversi sul mondo. Non riducete l’area del sacerdozio ministeriale trasformandovi in assistenti sociali o direttori di una ong che gestisce gli aiuti umanitari, filantropi, babysitters, consolatori di lacrime, gestori di social network. Portate il Mysterium Crucis e Colui che è “appeso al legno”, Grande Speranza del mondo.
  5. Cosa significa per noi oggi ritrovare la Croce glorificata nella nostra vita? Vuol dire non fermarsi devozionalmente a un legno e con la devozione a un legno distrarci dall’impegno di vita e dal vivere il Vangelo; quel legno, con colui che vi sta sopra, vale, non per l’attimo di un atto di culto, ma per la vita come atto di culto: “ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico.
    Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo
    ” (Liturgia di ordinazione, consegna del pane e del vino). Trovare la Croce è una terribile responsabilità per noi cristiani, per noi preti: abbiamo davanti al mondo il compito affascinante di portare il Vangelo, “sine glossa” totalmente immersi nel vivere Cristo “mihi enim vivere Christus est” (Fil 1,21). Il Vangelo del Signore non sarà solo annunciato come una evangelizzazione parlata, ma sarà vissuto come una evangelizzazione testimoniata. Negli apocrifi Atti di Tommaso, è conservata quest’esortazione: “Credi in Cristo Gesù […] Egli ti sarà compagno (synodos) lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre, ti condurrà alla vita perpetua e ti darà quella sovranità che non passerà e non cambierà mai”. Andrea e Giacomo vi affido a Maria, Regina degli Apostoli e Madre dei sacerdoti. San Michele Arcangelo vi sostenga e difenda nel cammino della vita tenendovi in Cristo Gesù, Synodos per eccellenza. Così sia!

+Guglielmo Borghetti,
vescovo di Albenga – Imperia

Albenga, 14 settembre 2022
Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

 

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