Omelia del Vescovo per la Santa Messa del Giorno di Natale 2022 – Cattedrale di San Michele Arcangelo – Albenga

Carissimi fratelli e sorelle,

  1. stiamo vivendo come ogni anno grazie alla santa liturgia della Chiesa, l’evento cruciale che contraddistingue il cristianesimo nella storia e nel panorama delle religioni: Dio diventa uno di noi, entra nella nostra storia come uno di noi, nella modalità di ciascuno di noi; la sua vita è sbocciata nel grembo di una Donna, Maria, in esso è cresciuta, da esso è uscita. Una bella colletta delle Ferie Maggiori del tempo di Avvento ci fa pregare così: “O Dio che, con il parto della santa Vergine, hai rivelato al mondo lo splendore della tua gloria” (Colletta, 19 dicembre): nel parto di Maria risplende lo splendore della gloria di Dio e illumina la notte permeandola di una luce inusuale.
  2. Il Verbo di Dio incarnandosi ha voluto cominciare la sua vita terrestre dallo stadio dell’infanzia, come per ogni uomo, pur portando una pienezza di vita, di novità, di speranza straordinarie. Mi piace che Charles Péguy (1873– 1914) scrittore, poeta e saggista francese, istituisca connessioni e somiglianze profonde tra i bambini e la speranza: lo scrittore poeta  sottolinea  come  tutto quello che noi adulti facciamo lo facciamo per i bambini,  che è un modo concreto  per dire che tutto quello che facciamo lo facciamo per la speranza; i bambini sono futuro/speranza;  in tutti e due i casi, infatti,  siamo di fronte alla promessa di ciò che è novità e freschezza:

Tutto quello che comincia ha una virtù che non si ritrova

mai più

Una forza, una novità, una freschezza come l’alba.

Una giovinezza, un ardore.

Uno slancio (…)

Una nascita che non si trova mai più (…).

C’è in quello che comincia una fonte, (…)

Una partenza, un’infanzia che non si ritrova (…)

Ora, la piccola speranza

È quella che sempre comincia.

(C. Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù)

 

  1. I bambini, suggerisce Peguy, hanno un’aria sicura, uno sguardo sincero che esprime la fiducia, la sicurezza “quella sicurezza che hanno (…) è la sicurezza stessa. Della speranza” (C. Peguy c.s.). La sicurezza significa “innocenza del cuore. Giovinezza del cuore” c.s.), la speranza è “infanzia del cuore” (c.s.). Tutto  l’essere dei bambini trabocca di speranza; essi sono, senza saperlo, dei “bambini Gesù”. “Voi bambini imitate Gesù. Non l’imitate. Siete dei bambini Gesù,…Voi siete delle speranze come il bambino Gesù era una speranza,…Dei bambini, il vostro sguardo è lo sguardo stesso di Gesù…Di Gesù Bambino…La vostra voce è la voce stessa di Gesù”. (C. Peguy, Il mistero dei santi innocenti). I bambini sono speranze come il Bambino di Betlemme è una speranza, anzi, ‘la Speranza’. Lo sguardo dei bambini è lo stesso sguardo di Gesù Bambino. Stabilire un confronto tra i bambini e il bambino Gesù non è situarli sullo stesso piano, si tratta di chiarire da un lato che il Verbo incarnato ha iniziato la sua esistenza sulla terra come un bambino, e dall’altro il fatto che in quanto    bambino, come ogni bambino trasuda speranza. Sempre Péguy nella sua opera ‘Il mistero dei Santi Innocenti’ dice:

Mio figlio era stato un tenero bimbo latteo; un’infanzia, un germogliare, una promessa, un impegno; una prova; un’origine; un inizio di redentore; una speranza di salvezza, una speranza di redenzione”.

  1. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio Il Figlio fa parte degli “eterni triumviri, Padre, Figlio e Spirito” (C. Peguy, Eve) il Figlio gode di questa eterna giovinezza che è la giovinezza di Dio. Inserendosi nell’umanità egli non ha rinunciato ad essa; anzi, è diventato fonte inesauribile di rinnovamento, di fecondità, di giovinezza, di ri-creazione: continua l’opera della creazione; l’uomo conosce incessantemente il calo, il decremento, Dio è sempre pronto a intervenire per rimetterlo a livello, per donare energie nuove e sorprendenti.
  2. L’uomo contemporaneo conosce un male del secolo molto diverso da quello dell’epoca romantica, a quell’epoca si cercava di fuggire il presente deludente evocando nostalgicamente un mondo al quale aveva messo fine il secolo dei lumi e delle rivoluzioni politiche. Oggi neanche questo miraggio esercita più la sua attrattiva, il passato ha perso la sua attrattiva, il fascino di cui l’aveva rivestito il sogno romantico. È svanita anche l’utopia di un mondo migliore che sarebbe venuto, finalmente fraterno e giusto; il ventesimo secolo ha assistito al fallimento delle ideologie che promettevano il paradiso in terra, il mondo nuovo. I nostri contemporanei sono disincantati a tal punto che non hanno più il coraggio di impegnarsi in nuove avventure di questo genere. Noi ci troviamo di fronte al presente che si manifesta nei suoi aspetti più duri e paralizzanti. L’angoscia che vivono gli uomini di oggi genera una sorta di paura diffusa i cui motivi sono difficili da analizzare: ingredienti di questa paura diffusa sono un sentimento di impotenza di fronte alle forze economiche e sociali che ci superano; il sentimento di essere asserviti a meccanismi che funzionano secondo leggi sui cui non abbiamo la minima presa. C’è una “carestia di speranza! In questo tempo di ripresa dopo la fase più acuta della pandemia da covid-19 “ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è” (Francesco). In questo tempo di terza guerra mondiale a pezzi c’è ‘carestia di speranza’. I bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita” (Francesco), si potrebbe dire i bambini sono speranza!
  3. Celebriamo il Natale di Gesù con la piena fiducia che è il Natale della Speranza! Il Bambino di Betlemme ci raggiunge nei sentieri della storia e rimane con noi fino alla fine della storia, cammina con noi come compagno di viaggio fedele;   “a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1, 12-13): i discepoli di quel Bambino sono chiamati a testimoniare la novità e l’eterna giovinezza del Figlio Eterno che diventa uno di noi  e che accogliendolo ci fa diventare  fratelli suoi,  portatori di un germe di novità ed essere così segni di speranza  luminosa in un mondo opaco. Il Signore che nasce per noi ravvivi la nostra fede e la nostra speranza!  Sia questo il mio augurio a tutti voi per il Natale 2022.

 

+Guglielmo Borghetti,
vescovo di Albenga – Imperia

 

 Albenga, 25 dicembre 2022
Natale del Signore

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