Omelia del Vescovo per la Santa Messa Crismale, giovedì 14 aprile 2022 – Cattedrale di San Michele Albenga

Crismale 2022

Cristo ‘unzione dell’umanità’

Alla radice della sinodalità

 

Carissimi fedeli in Cristo,

1. l’appuntamento annuale della Santa Messa del Crisma ci vede radunati in fraternità e letizia nella nostra Cattedrale di San Michele Arcangelo: vescovo, presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, fedeli laici. Tutti gli unti dall’Unto, il Cristo!  L’ombra lunga  della guerra in corso ci raggiunge e ci procura dolore e preoccupazione, ma siamo fondati sulla roccia di Cristo Nostra Pace e a Lui affidiamo i giorni futuri dei popoli martoriati dalla violenza.

Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4,18).San Gregorio di Nazianzo dice che Cristo è “l’unzione dell’umanità” per il fatto che dona all’umanità di partecipare alla vita divina; in forza della sua morte e risurrezione Cristo, vero Dio e vero uomo, trascina l’umanità al cuore della vita trinitaria.  “Noi siamo il Corpo di Cristo, perché tutti siamo unti; e tutti noi in Lui siamo di Cristo e siamo Cristo, poiché in certo qual modo il Cristo totale è capo e corpo” (S. Agostino, Esposizione II sul Salmo 26). La Santa Messa del Crisma si caratterizza per la benedizione degli oli e la consacrazione del crisma;  quest’ultimo non solo le da il nome, ma è anche il più importante: il santo Crisma è un olio profumato, che viene consacrato come il pane e il vino nell’Eucaristia. Lo Spirito Santo vi è realmente presente, affinché tutti coloro che lo ricevono ne vivano: “il corpo è unto di questo balsamo visibile, ma l’anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore” (San Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, III, 2-3); è un olio di letizia, lo usiamo  per le unzioni di consacrazione nei tre sacramenti che conferiscono il carattere, quei sacramenti dati una volta per tutte, non reiterabili: battesimo, confermazione e ordine sacro;  quest’olio è versato, dopo l’immersione nell’acqua del battesimo, sulla fronte del neo battezzato, sulla fronte del cresimando, sulle palme delle mani del nuovo sacerdote, sul capo del neo vescovo. É olio con cui si consacrano anche le chiese e gli altari. L’unzione odorosa del crisma manifesta la discesa dello Spirito Santo e il suo penetrare in tutto l’essere di colui che è unto, e deve così portare ovunque “il buon profumo di Cristo” “questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa” (Preghiera di consacrazione del sacro Crisma).

2. Chi è unto è configurato a Cristo e partecipa all’unzione sacerdotale, profetica e regale del Messia. A partire dal VI secolo all’olio viene aggiunto del profumo; si dice che questo profumo proverrebbe dall’abete; Plinio il Vecchio considerava l’olio di abete come il più prezioso di tutti gli oli: veniva utilizzato contro i serpenti e bloccava la decomposizione esprimendo così la vittoria sulle forze della morte e l’incorruttibilità della vita che viene rafforzata. C’ è qualcosa di solare in questo balsamo. L’olio rende lucente il viso: “olio che fa brillare il suo volto” (Sal. 104,15). Dona forza, sollievo, luce. Penetra i corpi, produce calore. L’unzione sacramentale, a partire dal battesimo e dalla confermazione, attualizza la prima unzione data all’umanità attraverso l’incarnazione del Figlio. Il corpo è marchiato tempio dello Spirito, facendo penetrare nella pelle lo spirito incarnato del balsamo, come se si stendesse sulla nostra pelle l’interiorità del corpo di Gesù, il suo buon profumo, affinché il nuovo battezzato possa diventare a sua volta il medesimo buon profumo che è Cristo. Il Battesimo ci configura a Cristo morto e risorto, la Confermazione a Cristo unto dallo Spirito Santo; con il sacramento dell’Ordine, l’unzione del crisma è somministrata sul capo di chi è ordinato vescovo e sulle mani di chi diventa prete. Come a dire che il prete offre le sue mani al popolo al quale il vescovo lo invia, per il servizio della missione della Chiesa. Il crisma che unge preti e vescovi è il medesimo del Battesimo, è un solo e unico mistero, ciascuno, secondo i suoi ruoli diversi, partecipa della medesima dignità: siamo tutti, insieme, corpo di Cristo: la Chiesa è ‘corpocrismato’(Nicola Cabasilas). “La sinodalità esprime l’essere soggetto di tutta la Chiesa e di tutti nella Chiesa. I credenti sono σύνoδοι, compagni di cammino, chiamati a essere soggetti attivi in quanto partecipi dell’unico sacerdozio di Cristo e destinatari dei diversi carismi elargiti dallo Spirito Santo in vista del bene comune. La vita sinodale testimonia una Chiesa costituita da soggetti liberi e diversi, tra loro uniti in comunione, che si manifesta in forma dinamica come un solo soggetto comunitario il quale, poggiando sulla pietra angolare che è Cristo e sulle colonne che sono gli Apostoli, viene edificato come tante pietre vive in una «casa spirituale» (cfr. 1Pt 2,5), «dimora di Dio nello Spirito» (Ef 2,22). Tutti i fedeli sono chiamati a testimoniare ed annunciare la Parola di verità e di vita, in quanto sono membri del Popolo di Dio profetico, sacerdotale e regale in virtù del Battesimo. I Vescovi esercitano la loro specifica autorità apostolica nell’insegnare, nel santificare e nel governare la Chiesa particolare affidata alla loro cura pastorale a servizio della missione del Popolo di Dio (Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa55-56)

3. Ecco, qui sta la radice della sinodalità  Voi siete tutti compagni di viaggio (σύνοδοι)in virtù della dignità battesimale e dell’amicizia con Cristo” (Sant’Ignazio di Antiochia, Ad Efesios IX, 2).“L’ecclesiologia del Popolo di Dio sottolinea infatti la comune dignità e missione di tutti i Battezzati… La sinodalità, in questo contesto ecclesiologico, indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice”. (CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa 6)

4. Non è quindi una cosa da fare tra le altre cose, è il modo di fare ogni cosa –stile-. Il lavoro per un giudizio comune operativo-decisionale all’interno della comunità cristiana, non può mai essere appiattito ad una forma di attivismo associazionistico. Il “fare o decidere qualche cosa assieme” è tipico delle associazioni secolari, come i circoli culturali, le società economiche etc, che non chiedono alle persone di giocarsi integralmente o comunque al di là delle prestazioni richieste. I cristiani non si riuniscono mai solo per fare o decidere qualcosa insieme, a dare solo una prestazione, ma per vivere la comunione facendo e decidendo insieme. Il cristiano, e perciò anche il laico, è chiamato a giocare l’interezza della sua persona a ogni livello e in ogni riunione, e non a dare semplicemente il contributo della propria intelligenza e della propria competenza. Riunirsi implica una messa in gioco della fede. La comunione non è in funzione dell’attività, ma l’attività in funzione della vita in comunione. La ragione ultima infatti per cui i cristiani si riuniscono è data dal fatto che essi si riconoscono convocati da Cristo, originati e costituiti da Lui nella comunione. Solo in questo riconoscimento essi diventano capaci di giudizi e decisioni per la Chiesa. Tutta la tradizione sinodale della Chiesa ha sempre applicato questo metodo e tutto ciò deve essere recuperato nel suo significato e rivissuto nel suo contenuto originario in una prospettiva che non separi l’incontro operativo e specifico dall’esperienza di conversione alla fede che ogni membro è quotidianamente chiamato a vivere. Per questo per Francesco la sinodalità è la sfida della Chiesa per il terzo millennio.

5.Carissimi fedeli laici, diaconi,  presbiteri, religiose e religiosi convertirsi allo stile sinodale vuol dire incarnare e tradurre storicamente il mistero della communio che definisce intimamente il mysterium ecclesiae è decisivo per la verità del nostro essere e agire ecclesiale nel tempo del  cammino nella storia. Cara e amata Chiesa di Albenga-Imperia, specchiati nel Mistero della Santissima Trinità ,ravviva il dono  del legame misterioso con Cristo Capo  che produce la comunione  e rende tutti figli e fratelli  in Lui  capaci di camminare insieme sulle strade della storia per approdare un giorno alle porte delle eterne dimore accolti nel cuore del Dio Unitrino.

Ravvivare la coscienza dell’unzione   permette di superare  rivalità e striscianti gelosie; fa comprendere se la nostra esistenza spande il buon profumo di Cristo o fetori di corruzione interiore; distrugge i gruppi di potere e di opinione, smantella chiesuole  nate qua e là con alterigia e supponenza;  trasforma in ascoltatori attenti dell’opinione altrui senza pregiudizi; aiuta ad amare il volto concreto di questa Chiesa così antica di anni (V secolo), la sua curia, i suoi curiali che ogni giorno profondono le loro energie per il bene di tutti noi;  attiva canali di comunicazione sempre più efficaci perché tutti possiamo conoscere e godere del bene che accade in Cristo nel nostro territorio; permette di superare le divisioni  tra ’foresti’ e ‘nativi’, tra ‘conservatori’ e ‘progressisti’,  tra quelli che stanno con il Papa, e quelli che lo sopportano, tra quelli che sempre e comunque avrebbero avuto un’idea più geniale ed efficace del Vescovo o del loro parroco e quelli che sono gli yes man della leadership pastorale del Vescovo o del parroco tal dei tali e potremmo continuare. La sinodalità radicata nella communio che a sua volta è fondata nel Battesimo, se è vissuta nella carità produce  frutti abbondanti di unità ed efficacia apostolica. Maria, Madre di Cristo e della Chiesa preghi per tutti noi e San Michele Arcangelo allontani i demoni della divisione e della superbia. La Pace del Signore Risorto sia con tutti voi, sempre!

X Guglielmo Borghetti
vescovo di Albenga – Imperia

Albenga, 14 aprile 2022

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