Non solo il «Padre Nostro». Ecco tutto ciò che cambia con la nuova traduzione del Messale.

Non solo il Padre Nostro. Sarebbe limitante ridurre la ricchezza di novità che contiene la terza edizione italiana del Messale di Paolo VI a un’unica preghiera. Che è senz’altro quella di maggior impatto sul “popolo delle parrocchie” ma che non esaurisce la portata della rinnovata traduzione del volume per celebrare l’Eucaristia. La “gentile” rivoluzione che inciderà sulla vita delle comunità è di fatto cominciata. Con l’arrivo del testo sull’altare delle chiese d’Italia, le “nuove parole” della Messa entrano nel quotidiano. Molte le diocesi o le regioni ecclesiastiche che hanno deciso di adottare la nuova traduzione dalla prima domenica d’Avvento, il 29 novembre.

La maggior parte delle variazioni riguarda le formule proprie del sacerdote. I ritocchi che dovranno essere conosciuti dall’intera assemblea sono pochi: così ha voluto il gruppo di lavoro che ha curato la traduzione per evitare “scossoni” destinati a creare eccessive difficoltà. Sarà comunque necessario fare l’orecchio alle modifiche. Inoltre il nuovo Messale privilegerà le invocazioni in greco «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison» sull’italiano «Signore, pietà» e «Cristo, pietà». Si arriva al Gloria che avrà la nuova formulazione «pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Una revisione che sostituisce gli «uomini di buona volontà» e che vuole essere più fedele all’originale greco del Vangelo.

​La liturgia eucaristica vede fin dall’inizio alcuni ritocchi. Un discorso a parte meritano le Preghiere eucaristiche e i prefazi. Sono ben sei i nuovi prefazi: uno per i martiri, due per i santi pastori, due per i santi dottori. Le Preghiere eucaristiche della Riconciliazione insieme alle quattro versioni della Preghiera delle Messe “per varie necessità” già presente nell’edizione del 1983 con il titolo Preghiera eucaristica V: la loro traduzione è stata rivista recependo le varianti presenti nel testo latino. I riti di Comunione si aprono con il Padre Nostro. Nella preghiera insegnata da Cristo è previsto l’inserimento di un «anche» («Come anche noi li rimettiamo»). Quindi il cambiamento caro a papa Francesco: non ci sarà più «E non ci indurre in tentazione», ma «Non abbandonarci alla tentazione». In questo modo il testo contenuto nella versione italiana Cei della Bibbia, datata 2008, e già inserito nella rinnovata edizione italiana del Lezionario, entra nell’ordinamento della Messa. È uno dei criteri che ha ispirato la revisione del Messale: recepire la più recente traduzione della Sacra Scrittura nelle antifone e nei testi di ispirazione biblica presenti nel libro liturgico.

Il rito della pace conterrà la nuova enunciazione «Scambiatevi il dono della pace» che subentra a «Scambiatevi un segno di pace». E, quando il sacerdote mostrerà il pane e il vino consacrati, dirà: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello». Una rimodulazione perché nel nuovo Messale «Beati gli invitati» non apre ma chiude la formula e si parla di «cena dell’Agnello», non più di «cena del Signore». Per la conclusione della Messa è prevista la nuova formula: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore». Ma i Vescovi danno la possibilità di congedare la gente anche con le tradizionali parole latine: Ite, missa est.

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