Messaggio augurale del Vescovo per il Santo Natale 2020

“Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11)

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

  1. ascoltiamo questa parola del profeta Isaia: “Oracolo su Duma. Mi gridano da Seir: «Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?». La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!»” (Is 21, 11-12). Questo breve eppur intenso ‘oracolo’ pronunciato dal profeta introduce e da l’intonazione ai miei auguri a tutti voi per il Santo Natale 2020! La parola del profeta può aiutarci a comprendere l’oggi della nostra storia, il tempo faticoso che stiamo vivendo a causa della situazione sanitaria che tutti ci coinvolge, senza distinzione alcuna, situazione con non poche ricadute negative sulla nostra economia e sul nostro equilibrio interiore.  Decisamente gli auguri di ‘buon Natale’ quest’anno si collocano in un contesto davvero diverso dal consueto, contesto che ci impone una riflessione da cristiani che non vogliono smarrirsi nella fatica dei giorni. Papa Francesco nell’omelia per la Solennità di Pentecoste di quest’anno, con sapienza spirituale ci diceva: peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.
  2. In questo periodo storico, caratterizzato particolarmente dalla coscienza del nostro limite, della vulnerabilità e precarietà delle nostre vite, siamo impegnati a comprendere che cosa il Signore ci vuole insegnare attraverso gli eventi che viviamo alla luce della sapienza rivelata nella Sua Parola. Papa Francesco invita a riflettere attentamente: “Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”. La parola del profeta Isaia è enigmatica e complessa, ma esprime comunque tutta la sua luminosità in quanto ci invita a porci interrogativi al fine di intraprendere un cammino di ricerca del senso del tempo presente e ad accogliere ancora una volta nella nostra vita il Bambino di Betlemme!
  3. La notte a cui fa rifermento Isaia rimanda ad una situazione di angoscia, di tormento e di sofferenza a causa di una calamità che perdura e che non sembra annunciare un termine. In questa notte desolata che disorienta, in cui non si intravvede l’inizio del giorno, la profezia allude ad un nuovo evento inaspettato. È notte, si, nello scenario della storia, ma c’è un uomo che con gli occhi penetra l’oscurità e misura i tempi: è il profeta, colui che parla a nome di Dio e scorge i suoi disegni nella filigrana della storia. Che sta succedendo in questa lunga notte? Quando finirà? Il profeta non ha una risposta liberatrice, ma invita a domandare di nuovo, caso mai ricevesse nel frattempo una risposta precisa dal Signore. E l’oracolo torna “al silenzio”, all’attesa, insiste sul perseverare, sul non perdere la speranza; è necessario, ammonisce il profeta sentinella, porsi la domanda con insistenza e prepararsi ad un cambiamento nella condotta di vita mediante la conversione. Il testo biblico riflette un’attualità sorprendente, illumina bene la situazione contemporanea del cammino ecclesiale delle nostre comunità e della realtà dei nostri vissuti urbani nelle città e nei paesi in questo tempo segnato dalla fragilità e dalla vulnerabilità che tutti interpella. La domanda rivolta alla sentinella è strettamente concentrata sull’oggi, sul tempo presente: “Sentinella, cosa sta succedendo in questa notte? Ci sono novità?”. È l’interrogativo sull’ora presente e il suo significato essenziale per il nostro oggi. L’interrogativo pone tutti nella condizione di fissare bene l’attenzione su ciò che avviene nella notte. Infatti, la sentinella non risponde alla domanda che chiede quanto manca alla fine della notte. Al contrario, il profeta provoca chi ascolta ad indagare sulla notte. La notte, secondo la sentinella, è luogo propizio per porsi domande e avviare un cammino di ritorno all’essenziale. La notte si presenta, pertanto simbolicamente, come tempo decisivo per discernere, lontano dal frastuono e dal rumore dell’attività umana. Porre domande è da sempre la fatica dell’umanità. La sapiente ricerca non si concentra in modo esclusivo sulla curiosità, sulla elaborazione ansiosa di risposte analiticamente precise, apparentemente esaurienti, tese ad eliminare ogni dubbio e perplessità.
  4. Mentre il silenzio avvolgeva ogni cosa e la notte era a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente, o Signore, venne dal tuo trono regale” ( Sap. 18,14-15). Con il Mistero adorabile della sua Incarnazione e del suo entrare nella nostra storia Gesù Cristo, Parola onnipotente e definitiva di Dio, viene a condividere la nostra esistenza e a riempire le nostre vite: non dispensa risposte a gettone, non si risolve in un ansiolitico che ci strappi al dramma fondamentale dell’esistenza. “Il dolore è una presenza ed esige, perciò, la nostra presenza. A questo terribile problema solo Dio era in grado di rispondere: “Non sono venuto a spiegare, a dissipare i dubbi con una spiegazione, ma a riempire, o meglio, a rimpiazzare con la mia presenza il bisogno stesso della spiegazione”. Il Figlio di Dio non è venuto per distruggere la sofferenza, ma per soffrire con noi.” (Paul Claudel). Il Signore non ha risposto al problema dell’esistenza, della solitudine, del dolore e della sofferenza con una spiegazione, ma con la sua Presenza: è entrato nella storia per accompagnarci a viverla, si è fatto compagno dell’uomo in qualsiasi situazione si trovi, è entrato nelle terapie intensive, nei luoghi di guerra, nei barconi dei disperati…è l’Emmanuele, il Dio-con-noi! Se Lui c’è fugge la paura!
  5. All’incessante grido dei popoli: “Sentinella, quanto resta della notte?” Dio risponde in questa notte: la sua eterna Parola d’amore ha assunto la nostra carne mortale.  Il Verbo è entrato nel tempo: è nato l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Nelle nostre cattedrali e nelle basiliche, come nelle chiese più piccole e sperdute di ogni parte della terra e del nostro territorio diocesano, si leva commosso il canto dei cristiani: “Oggi è nato per noi il Salvatore. Il Bambino che giace nella povertà di una mangiatoia: questo è il segno di Dio, questa è la ‘risposta’ di Dio. Passano i secoli ed i millenni, ma il segno rimane, e vale anche per noi, uomini e donne di questo primo ventennio del terzo millennio che vivono questa singolare e drammatica congiuntura. “È segno di speranza per l’intera famiglia umana: segno di pace per quanti soffrono a causa di ogni genere di conflitti; segno di liberazione per i poveri e gli oppressi; segno di misericordia per chi è chiuso nel circolo vizioso del peccato; segno d’amore e di conforto per chi si sente solo e abbandonato. Segno piccolo e fragile, umile e silenzioso, ma ricco della potenza di Dio, che per amore si è fatto uomo” (San Giovanni Paolo II). La risposta di Dio a Natale è: io sono con voi, sempre, insieme attraversiamo la vita! Se Lui c’è fugge la paura!
  6. Permettetemi di non congedarmi da voi prima d’aver rivolto un pensiero di vicinanza particolare alle famiglie della nostra Diocesi colpite dal lutto e dalla malattia, un pensiero di gratitudine a tutto il personale sanitario – medici, infermieri, volontari – che ha dato e continua a dare il meglio di sé, un pensiero di solidarietà cristiana a quanti sono stati colpiti nel loro lavoro e vivono il dramma della disoccupazione o della cessazione di attività,  un pensiero di incoraggiamento paterno ai nostri ragazzi e giovani che così ‘presto’ nella loro vita si trovano ad affrontare una  sfida epocale: a loro dico “un giorno tutto questo vi sarà utile, se non sprecherete ciò che vi trovate a vivere distraendo il cuore dall’essenziale!”
  7. A tutti un affettuoso e caldo augurio di ogni bene per questo Natale singolare, con l’auspicio di poter sperimentare la dolcezza ed il calore della Presenza di colui che, nato a Betlemme, ci accompagna ogni giorno del nostro pellegrinaggio terreno ravvivando la fede, la speranza e l’amore! Vi affido a Maria, Madre della Speranza e vi benedico di cuore,

 

                                                                                            + Guglielmo Borghetti
                                                               Vescovo di Albenga-Imperia

 

Albenga 8 dicembre 2020
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

 

 

 

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