Don Marco Pagniello: «A partire dai giovami, fare la “propria parte” per realizzare ciò che è bene comune»

Don Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana, era presente questa mattina ad Albenga al Convegno della Caritas Diocesana, di cui ricorre il cinquantesimo di fondazione: nata nel 1973, per volontà dell’allora vescovo monsignor Alessandro Piazza, a soli due anni dalla fondazione di Caritas Italiana per volontà del papa san Paolo VI. Presso il seminario di Albenga, la presenza di volontari e sacerdoti è stata numerosa, «segno di una realtà Caritas – dice il direttore Antonella Bellissimo – fatta di gruppi più o meno strutturati, diffusamente presenti sul territorio diocesano».

Ha partecipato al convegno il vescovo diocesano monsignor Guglielmo Borghetti, presidente della Caritas Diocesana.

Il professor Giorgio Barbaria, insegnante di Greco e Latino all’istituto “Giordano Bruno” di Albenga, nel suo intervento dal titolo “Testimoni della sofferenza, fratelli nella carità. In ascolto dei Padri”, ha ricordato quanto la carità sia caratteristica imprescindibile delle comunità cristiane fin dai primi secoli e come questo emerga chiaramente dagli scritti dei Padri della Chiesa e anche da alcune testimonianze polemiche di ambito pagano.

Insieme ad Antonella Bellissimo, attuale direttore della Caritas Diocesana, alcuni direttori che l’hanno preceduta nell’incarico sono intervenuti con una loro testimonianza riferita al periodo della loro direzione: don Ivo Raimondo, monsignor Antonio Suetta (ora vescovo di Ventimiglia-Sanremo) e don Alessio Roggero.

Il direttore della Caritas Italiana, don Marco Pagniello, nel suo intervento, “Opere, segno di Carità”, ha ribadito cosa significhi aiutare gli altri con spirito cristiano: «riconoscersi poveri per lavorare “con” i poveri e non “per” i poveri, affinché questi entrino a far parte pienamente delle nostre comunità parrocchiali, vere destinatarie dell’operato delle Caritas; agire pensando che, oltre alle povertà più immediatamente riconoscibili, oggi ad esempio quelle economiche o legate ai migranti, esistono povertà spirituali e anche psicologiche». Don Pagniello ha ricordato anche le tre attenzioni che ispirano l’operato della Caritas Italiana: «Occorre promuovere la partecipazione che significa, anzitutto, “fare la propria parte” per realizzare ciò che è bene comune. Occorre poi rendere i giovani protagonisti, valorizzandone la capacità di intercettare le domande della realtà che li circonda, di interpretarle e di costruire le possibili risposte. Prestare attenzione alle “periferie”, come ricorda spesso papa Francesco, sia quelle geografiche, sia quelle esistenziali».

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