Omelia nella Solennità di Sant’Agostino

31-08-2009


Cari fedeli, ed in particolare cari figli spirituali di Sant’Agostino che dai suoi esempi e dai suoi insegnamenti traete la vostra Regola di vita, è con grande gioia e commozione che oggi celebro, per voi e con voi, il Memoriale della Redenzione nel grande Sacramento dell’Amore, l’Eucaristia, facendo solenne memoria – nella chiesa che custodisce da secoli le sue sacre reliquie – di un Vescovo e Dottore della Chie­sa certamente tra i più conosciuti, studiati e venerati, che ha forse più di qualsiasi altro influenzato la riflessione teologica e la vita stessa della Chiesa almeno in determinati periodi della sua storia. Il Magistero della Chiesa non ha seguito alcun altro autore teologico quanto Sant’Agostino nelle sue decisioni; egli fu senza dub­bio il grande artefice della cultura cristiana occidentale del Medio Evo.


Le tre Letture sacre della Liturgia di Sant’Agostino sono state scelte in rap­porto a tre aspetti della sua straordinaria personalità.


1. La prima Lettura, dagli Atti degli Apostoli, richiama gli elementi costitutivi di ogni vita comunitaria fondata sulla fede e sull’amore a Cristo, e ci fa pensare a Sant’Agostino fondatore di comunità monastiche, le quali debbono necessariamente caratterizzarsi – come peraltro la Chiesa stessa – per:


a)       l’ascolto assiduo dell’Insegnamento degli Apostoli, unici Testimoni auten­tici – prescelti da Dio – della Vita, dell’Insegnamento, della Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo; in altre parole: per l’apertura dell’animo, della mente e del cuore, alla Divina Rivelazione; per la fede in tutto ciò che Dio ci rive­la, in Gesù Cristo, di Se Stesso, del suo Amore, del Mistero della Creazione, della Redenzione, della Salvezza; della realtà dell’uomo, della sua chiamata alla vita divina, alla figliolanza divina. ecc…


b)       l’unione fraterna nella Carità, comunione di vita fondata sulla rigenerazione soprannaturale operata da Dio; unione fraterna impossibile e senza senso se non fondata sulla partecipazione alla stessa vita nuova, alla stessa figliolanza divina, alla stessa somiglianza e configurazione a Cristo, Unico Figlio dell’Unico Padre, fonte viva di Eterno amore, Unigenito diventato Primogenito in una moltitudine di fratelli;


c)       frazione del pane, comunione all’unico Pane di Vita, all’unica Eucaristia, senza della quale non è possibile vivere la vita nuova in tutta la sua realtà ed in tutte le sue conseguenze. Eucaristia, reale presenza di Cristo, sacrificato, offerto, morto e risorto, comunicato, dato in cibo, fatto manducabile perché in Lui si abbia la vita; Eucaristia, sorgente e culmine di tutta la vita sacramentale, di tutta l’attivi­tà della Chiesa;


d)          preghiera, contemplazione, primato della contemplazione, tensione continua a Dio, ricerca continua di comunione con Dio, in Gesù Cristo; costante presa di coscienza della presenza di Dio, del suo amore, della sua Grazia.


Solamente così le comunità, la Chiesa stessa, diventano di per sé testimo­nianza di Cristo, portatrici di salvezza, di carità, di vita nuova, di pace.


2. La seconda Lettura ci invita a pensare a Sant’Agostino come a maestro dottore, predicatore, scrittore, teologo, completamente proteso a comunicare la Verità, dopo che egli finalmente l’aveva conosciuta, trovata in Dio, in Gesù Cri­sto, nella Divina Rivelazione, nella Chiesa cattolica e nel suo Magistero, che ha la sua parola più alta, definitiva, nella Chiesa di Roma.


a) Egli aveva sperimentato la vanità della ricerca della verità al di fuori della Parola che Dio ci ha rivelato. Si potrà studiare fin che si vuole quale uso teologico ha saputo fare Sant’Agostino dei termini e concetti neoplatonici, della filosofia neoplatonica, della terminologia desunta dalla sua conoscenza della letteratura la­tina; ma è chiaro come il sole che tutto il suo argomentare teologico è radicalmente ed essenzialmente fondato sulla Divina Rivelazione, è intriso di Sacra Scrittura e dell’insegnamento vivente della Chiesa, senza del quale non si può essere certi della giusta ricezione ed interpretazione della Verità Rivelata, come è stata scritta e tramandata dall’Autorità della Chiesa.


Credo che si possa dire con sicurezza che Sant’Agostino è uno splendido esempio di come si possa e si debba fare della vera Teologia in ogni tempo, Teolo­gia tutta rivolta a comunicare la Verità rivelata da Dio, perché conoscendo la Veri­tà si possa avere la Vita, essere conquistati dall’Amore Divino, dalla Carità (ecco il senso pastorale della Teologia).


La sua riflessione teologica, il suo “credo ut intelligam”, sempre parte dal dato rivelato, che egli contempla ed interpreta – come ho detto – alla luce dell’inse­gnamento vivente della Chiesa, e quindi può trarne tutte le conseguenze ed appli­cazioni, per tutta la vita dell’uomo, per tutta la storia dell’uomo. Non è mai una costruzione astratta, intellettualistica.


b) Ma anche in un altro senso egli mostra come si possa e si debba fare della vera Teologia. La sua riflessione teologica si sviluppa e progredisce a misura della sua fede e della sua spiritualità. La sua Teologia è trinitaria, cristologica, sacramentale, ecclesiologica, ecc.., perché così è la sua spiritualità. Gli accenti teologici agostiniani più ardenti ed elevati sono quelli concernenti la grazia per­ché egli ha sperimentato che tutto nella sua vita spirituale è frutto della Grazia; che non vi può essere autentica ricerca della verità, che non vi può essere autentica “conversio ad Deum”, senza la Grazia; che il superamento radicale del peccato, che la liberazione dal peccato che ci rende liberi, non avviene se non per Grazia; è la Grazia, azione assolutamente gratuita di Dio, che rende l’uomo nuovo, che lo purifica, che lo salva, che lo eleva, che lo fa figlio di Dio, tempio della Trinità Santissima. Egli è davvero il teologo, il “dottore della Grazia”.


c) Vorrei anche rilevare un ulteriore aspetto di Sant’Agostino come maestro e dottore. Egli, conosciuta la Verità – dopo aver vagato nella ricerca – costatando che la felicità non consiste nella ricerca ma nel riconoscimento della Verità, non solamente si sentì irresistibilmente spinto a comunicarla, a farla conoscere agli altri, ma non esitò, non ebbe timore, di parlare e di scrivere per confutare l’errore, gli errori nei quali egli stesso era caduto, o quelli in cui cadevano gli eretici e gli scismatici. Così abbiamo i suoi scritti anti-manichei, anti-donatisti, anti-pelagiani, e proprio da questi ultimi emerge la sua Teologia della Grazia.


Egli aveva sperimentato in maniera vivida forse come pochi altri, quanto sono vere le parole di San Paolo: “Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”.


3. Il Vangelo, che abbiamo ascoltato, ci ricorda che Sant’Agostino fu Pasto­re, amabile Pastore, sul modello dell’unico Pastore, Gesù Cristo, l’Unico attraver­so il Quale si entra nella Salvezza; l’Unico che conosce l’uomo, Egli vero Dio e vero Uomo; l’Unico che offre la sua Vita per dare la vita; l’Unico che può dare la vita perché Egli è il Vivente, il Vittorioso, Colui che come il Padre ha la Vita in Se Stesso, è la Vita in Se Stesso.


Essere Pastore nella Chiesa non può non voler dire rendere presente Cristo, in tutto il suo Insegnamento in tutta la sua Verità, in tutta la sua Grazia redentrice, elevante, santificatrice.


 


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Carissimi, dopo queste considerazioni, possiamo meglio comprendere perché la Chiesa oggi chiede a Dio di ricevere da Lui, fonte di ogni bene e di ogni dono perfetto, lo spirito che animò Sant’Agostino, la grazia che rese Sant’Agostino l’umile convertito; l’uomo che dopo aver recalcitrato si arrese alla Grazia, non rifiutò più, non chiuse il cuore; il convertito che divenne dottissimo maestro di verità e di vita spirituale, tutto teso al l’approfondimento della conoscenza della Verità, dedito -come cristiano, come Vescovo, come Pastore – a comunicarla agli altri, perché tutti “credessero in Cristo, e credendo in Lui avessero la Vita“, la vita divina, la vita soprannaturale, la vita trinitaria.


 


Guardando alla vita di Sant’Agostino ed ai suoi insegnamenti, che cosa dun­que imploriamo per noi dalla Grazia Divina; per i Pastori della Chiesa; per i figli della Chiesa; per i figli spirituali di Sant’Agostino, i Padri Agostiniani?


1)           una fortissima rinnovata coscienza e convinzione – da esprimere e predicare “opportune et importune” (“opportune volentibus, importune nolentibus”), con molta chiarezza e senza esitazione – che per l’uomo non c’è salvezza al di fuori di Dio, che la salvezza non viene dall’uomo, dalle sue forze, dalle sue azioni e realizzazio­ni; che l’uomo ha radicale bisogno di essere redento, liberato, salvato; che per l’uomo di ogni tempo e di ogni luogo c’è bisogno di conversione, di “conversio ad Deum e di “aversio a peccatis”; che tali “conversio” e “aversio” non sono possi­bili senza la Grazia, senza la gratuita Misericordia di Dio, senza umiltà da parte dell’uomo, il quale accettando la luce della Divina Rivelazione può finalmente co­noscere se stesso, la sua origine, la vocazione divina, il suo destino quale è voluto da Dio; che la Grazia è assolutamente necessaria per la salvezza ed anche per l’inizio della salvezza (e ciò contro le tentazioni, sempre ricorrenti per l’uomo ed anche per il cristiano, di natura pelagiana nelle sue varie gradazioni);


2)           una fortissima coscienza e convinzione che la vera ignoranza è la non cono­scenza di Dio, quindi la non conoscenza di Cristo: chi non conosce Cristo non conosce il Padre, perché solamente Cristo ci rivela il Padre, ci rivela Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dall’ignoranza e dall’errore libera la Fede Cattolica, la fede della Chiesa Cattolica, poiché in essa e per essa è possibile la conoscenza vera e piena di Cristo;


3)           una fortissima coscienza e convinzione che la vera schiavitù per l’uomo è quella del peccato, fonte di ogni male. Dalla schiavitù dell’ignoranza e del peccato libera solamente la Grazia, gratuito dono di Dio che non si può meritare, perché nessun merito per la salvezza può avere l’uomo non redento, non giustificato, non rigenerato. Nessuno è giusto se non colui che Dio rende giusto, nessuno è buono se non colui che Dio – per dono della sua gratuita misericordia – rende buono.


In nessun altro Teologo o Dottore della Chiesa si trovano come in Santo Agostino tutti i chiari elementi per una vera e completa “teologia della Liberazione”


4)           un fortissimo rinnovato senso del soprannaturale, un rinnovato giusto ed esatto concetto del soprannaturale, consci che nulla può sconvolgere tanto la com­prensione della realtà della Chiesa, e della realtà di cui Essa è annunciatrice e portatrice, quanto la perdita od anche solo l’offuscamento del senso del soprannatu­rale, od un concetto errato del soprannaturale. Privata della sua dimensione so­prannaturale, l’azione della Chiesa(dei ministri della Chiesa, dei figli della Chiesa) decade, si colloca fuori del suo ordine, del piano di Dio, del piano della Reden­zione e della Grazia. Tutto dipende dalla gratuita, assolutamente gratuita, voca­zione dell’uomo alla vita divina, per nulla dovuta all’uomo nella sua natura, ed alla quale egli non è capace di rispondere affermativamente senza la Grazia. Il soprannaturale non è semplicemente il complemento od il compimento massimo di ciò che è insito nella natura dell’uomo: “est aliquid vere et realiter novum”.


5)           infine, una rinnovata capacità di comunicare la conoscenza di Cristo, affin­ché gli uomini, tutti gli uomini, credano in Lui e credendo abbiano la Vita, la vita divina, la vita soprannaturale, la vita eterna, il possesso immutabile dell’Amore e della comunione con Dio. Amen! Amen!


 


X Mario Oliveri
Vescovo di Albenga – Imperia