La giornata del Giubileo dei Giovani si è aperta sotto il tema della gioia, guidati dalla catechesi del vescovo Anselmi e del direttore del comitato paraolimpico, che ci ha invitati a riscoprire il vero significato di questa parola. In un clima di ascolto e condivisione, il vescovo – ci dice don Matteo Boschetti – ha sottolineato come la gioia cristiana non sia un semplice entusiasmo passeggero, ma una sorgente profonda che nasce dall’incontro personale con Cristo. Attraverso storie, domande e momenti di silenzio, la catechesi si è trasformata in un dialogo vivo, lasciando in ciascuno il desiderio di portare questa gioia anche oltre i confini del Giubileo.
Dopo la catechesi, il nostro cammino ci ha condotto nella maestosa basilica di Santa Maria Maggiore. Lì, davanti alla bellezza degli affreschi e al silenzio che abbraccia i pellegrini, abbiamo sostato in preghiera. Contemplando la figura di Maria, abbiamo affidato le nostre speranze e i nostri progetti, chiedendo il dono di una fede sempre luminosa. Abbiamo visitato la tomba di Papa Francesco.
Il pellegrinaggio è poi proseguito verso le catacombe dei santi Marcellino e Pietro, nella parrocchia dove siamo ospitati in zona Casilina, un luogo carico di storia e di memoria. Avvicinarci a questi spazi sotterranei, – continua don Matteo Boschetti – dove i primi cristiani si riunivano e testimoniavano la loro fede anche nei momenti più difficili, è stato come compiere un viaggio indietro nel tempo. Abbiamo percorso i lunghi corridoi delle catacombe camminando per più di un’ora, dove ci sono degli affreschi risalenti ai primi secoli, immersi in un silenzio che invitava al rispetto e alla riflessione.
Momento centrale della giornata è stata la celebrazione della Messa proprio all’interno delle catacombe. In un’atmosfera raccolta e suggestiva, tra le mura intrise di fede e speranza, abbiamo vissuto la liturgia come una vera esperienza di comunione. Ogni parola, ogni gesto, ogni canto sembrava carico di significato nuovo, quasi a volerci ricordare che anche oggi siamo chiamati a essere testimoni di una gioia che supera ogni paura.
Questa esperienza, fatta di ascolto, preghiera, cammino e celebrazione, ci ha lasciato nel cuore la consapevolezza che il pellegrinaggio – conclude don Matteo Boschetti – non è solo un viaggio verso un luogo, ma soprattutto un cammino interiore verso una gioia più autentica e profonda.