Maria Immacolata: il femminile come spazio di Dio
1.Celebriamo oggi durante il cammino dell’Avvento, il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria, mistero luminoso che ci invita a contemplare la purezza e la bellezza di colei che ha accolto il dono di Dio senza ombra di peccato. Maria è la terra feconda in cui il Verbo si è fatto carne, il grembo che ha reso possibile l’Incarnazione. Di Maria sappiamo poco, eppure tutto ciò che sappiamo è essenziale: la sua disponibilità, il suo “sì” senza riserve, la sua capacità di accogliere il divino nella sua umanità. Come ricorda L. Irigaray, (1930-) filosofa e psicoanalista francese contemporanea, nota per le sue riflessioni sulla differenza di genere e sull’alterità, Maria è pienamente donna, pienamente umana e proprio in questa sua umanità si rivela il mistero (cfr L. Irigaray, Il mistero di Maria, 2010): Dio non ha scelto un angelo per realizzare il suo disegno salvifico, ma una creatura fragile e forte, capace di custodire la vita. È una donna la creatura collaboratrice prima della Trinità!
2.La Chiesa ci insegna che Maria, fin dal primo istante della sua esistenza, è stata preservata dal peccato originale. Non per merito suo, ma per pura grazia di Dio, per puro dono, in vista della missione unica che avrebbe compiuto: essere Madre del Salvatore. L’Immacolata Concezione non è un privilegio isolato, ma un segno per tutti noi: Dio prepara la sua opera di salvezza con amore e delicatezza, rendendo Maria icona di ciò che anche noi eravamo prima del peccato originale e di ciò che siamo chiamati a diventare, puri e liberi dal male, collaboratori generosi della Trinità.
3. Il suo “fiat” non è un gesto passivo, ma un atto di pura libertà. Maria diventa ponte tra cielo e terra, tra natura e grazia, tra femminile e maschile. In lei si ricuce la frattura aperta dal peccato originale: la sua purezza non è distanza dall’umanità, ma pienezza di umanità riconciliata con Dio.
4. Maria Immacolata ci insegna che il femminile non è marginale, ma centrale nel progetto di Dio. La sua maternità è generativa non solo biologicamente, ma spiritualmente: ella ci dona Cristo, ma ci dona anche un nuovo modo di vivere la relazione con Dio, fatto di accoglienza, di ascolto, di custodia. In lei vediamo che la differenza di genere non è ostacolo, ma ricchezza: il femminile diventa luogo privilegiato dell’incarnazione. L’Immacolata Concezione ci mostra proprio questo: Maria non è un dettaglio secondario nella storia della salvezza, ma il cuore stesso del progetto di Dio. Il femminile come centro del mistero: in Maria, Dio sceglie di passare attraverso la carne di una donna. Non è un caso, ma un segno: il femminile diventa il luogo privilegiato in cui il divino si fa umano. Maria ci insegna che il femminile non è marginale, ma centrale nel progetto di Dio. In lei il femminile diventa luogo privilegiato dell’incarnazione, perché Dio ha scelto di farsi carne nel grembo di una donna. L’Immacolata Concezione ci ricorda che questo grembo è stato preparato fin dall’inizio, libero dal peccato, per essere dimora del Santo. E noi, guardando a Maria, impariamo che anche la nostra umanità, pur fragile, può diventare spazio di grazia e di incontro con Dio.
5. Maria è stata preservata dal peccato originale non per sé stessa, ma perché il suo grembo potesse diventare spazio puro e libero, totalmente aperto all’accoglienza del Figlio di Dio Redentore dell’uomo e dell’universo. Questo è un messaggio di grande attualità: in un mondo che spesso marginalizza il femminile, che mercifica la donna attraverso la pornografia, la schiavizza in alcune culture con traffici e atteggiamenti impropri, la ferisce con la violenza e la sottovaluta, la Festa dell’Immacolata ci ricorda che Dio ha voluto come collaboratrice prima per la sua opera di salvezza una donna. In Maria la differenza femminile non è un limite, ma una ricchezza offerta a tutta l’umanità. Dio entra nella storia grazie ad una donna: così è nel disegno scelto dal Padre. Maria ci ricorda che il divino si fa carne, che la grazia abita la nostra umanità. La sua vita è invito a riconciliare ciò che è stato diviso, a ritrovare unità tra creato e Creatore. Anche noi, come Lei, siamo chiamati a dire “sì” a Dio nella nostra vita quotidiana.
6. Maria ci ricorda che la grazia può abitare la nostra fragilità, trasformandola in spazio di incontro con Dio, ci aiuta a riconoscere che anche noi, pur fragili, possiamo diventare dimora di Dio; ci insegna a vivere la fede come accoglienza e custodia del bene, ci invita con il suo esempio a valorizzare il femminile nella famiglia, nella comunità, nella Chiesa. Di quante donne meravigliose è costellata la storia della Chiesa!
7. Lo ripetiamo con vigore: celebrare l’Immacolata significa riconoscere che Dio ha scelto una donna, una creatura semplice e pura, per realizzare il suo progetto di salvezza. Maria è segno di speranza, modello di fede, icona di un amore che si fa accoglienza. Guardiamo a lei, lasciamoci guidare dal suo “sì”, e impariamo che anche noi, nella nostra fragilità, possiamo diventare dimora di Dio. Lo ripetiamo volentieri Maria ci insegna che il femminile non è marginale, ma centrale nel progetto di Dio: il femminile è il luogo privilegiato dell’Incarnazione. Che Maria Immacolata ci accompagni con la sua purezza e il suo amore e ci insegni a dire ogni giorno il nostro “sì” al Signore per collaborare al disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo! Così sia.


