Messaggio augurale del Vescovo per il Santo Natale 2025

Natale, un Bambino non è un’idea!

 

  1. In questo tempo santo, mentre ci avviciniamo al Mistero del Natale, sentiamo il cuore vibrare tra attese e inquietudini. Le strade si illuminano, le case si riempiono di suoni e colori, ma dentro di noi – se siamo sinceri – avvertiamo una domanda più profonda: cosa resta del Natale quando il mondo sembra aver smarrito il senso del reale e del sacro? Abbiamo bisogno di fermarci un momento, di guardare oltre l’apparenza. Se ascoltiamo bene, sotto il frastuono dei consumi e dell’intrattenimento, si avverte un silenzio più profondo. È il silenzio di un’assenza. L’assenza del reale. L’assenza del sacro.

 

  1. Viviamo in un’epoca e in una società che spesso rifiutano il realismo, cioè la certezza che esista una verità oggettiva, un bene che non dipende dai nostri gusti o dalle mode del momento. Insieme al realismo, anche il cristianesimo viene marginalizzato, ridotto a tradizione, a folklore, a memoria del passato. Tutto è percezione, tutto è narrazione, tutto è fluido; in questo clima, anche il cristianesimo appare come un linguaggio antico, un codice dimenticato. Ma il cristianesimo è, prima di tutto, una religione del reale: non è un’idea, è un incontro; un Dio che si fa carne, che entra nella storia, che nasce in una grotta. Natale, un Bambino non è un’idea!

 

  1. Oggi quella grotta la nascondiamo. Il presepe, simbolo di un Dio che si abbassa fino alla nostra fragilità, viene spesso rimosso per non disturbare. Eppure, non è forse questo il cuore del Natale? Non è forse questo il messaggio che ci manca? Il presepe nelle nostre chiese e nelle nostre case racconta questo Mistero. Ma cosa ci dice questa rimozione, se non che abbiamo paura del reale? Paura di un Dio che non resta nei cieli, ma si fa bambino, povero, fragile. Paura di una verità che non possiamo manipolare, ma solo accogliere. Quando perdiamo il senso del reale, perdiamo anche il senso del dono. Se tutto è costruzione soggettiva, allora anche il bene, la verità, l’amore diventano opinioni. E il Natale si svuota, si trasforma in una festa dell’emozione, del ricordo, del “sentirsi bene”, ma senza fondamento. Il Natale non può limitarsi ad un sentimento passeggero, è la certezza di una Presenza che ci accompagna e ci sostiene. Natale, è un Bambino non un’idea!

 

  1. Il Natale ci ricorda che il reale è abitato da Dio, che la nostra carne, la nostra storia, le nostre ferite non sono da nascondere, ma da offrire. Il Verbo si è fatto carne: non per restare lontano, ma per condividere tutto con noi. E questo è il fondamento della nostra fede. C’è una speranza! Una speranza che nasce proprio da quella mangiatoia. Il Natale ci ricorda che il reale non è un’illusione da superare, ma una promessa da accogliere, che la verità non è un’idea astratta, ma una presenza viva; che il senso della vita non è da inventare, ma da ricevere. Natale, un Bambino non è un’idea!

 

  1. In questo Natale possiamo tornare a guardare il presepe non come un oggetto del passato, ma come una provocazione per il presente. Possiamo riscoprire che il cristianesimo non è un’ideologia, ma un incontro, che il realismo non è una gabbia, ma una via per amare ciò che esiste e che il Natale, se lo lasciamo entrare, può ancora cambiare il nostro sguardo sul mondo. Natale, è un Bambino non un’idea!

 

  1. In un mondo che relativizza tutto, noi cristiani siamo chiamati a testimoniare che la verità esiste, che l’amore è reale, che Dio è presente. Non con arroganza, ma con umiltà. Non con ideologie, ma con la vita. Il Natale ci invita a tornare al cuore del Vangelo: Dio si è fatto vicino. E questa vicinanza cambia tutto. Natale, un Bambino non è un’idea!

 

  1. Cari fratelli e sorelle, in questo Natale non lasciamo che il Mistero ci scivoli tra le mani. Torniamo al presepe, torniamo alla Parola, torniamo all’Eucaristia, perché lì, nel reale, Dio ci visita e ci chiede di essere suoi testimoni nel mondo di oggi con coraggio e con gioia. Natale, un Bambino non è un’idea!

 

  1. E proprio in questo tempo santo, la Chiesa si prepara a concludere il Giubileo del 2025 che, iniziato con l’apertura della Porta Santa il 24 dicembre 2024, si concluderà in Roma il 6 gennaio 2026 e nelle Diocesi il 28 dicembre. Ogni Giubileo è un pellegrinaggio verso la misericordia, un invito a riscoprire che la speranza non delude mai, un’occasione per tornare al cuore della fede, per lasciarci riconciliare con Dio e con i fratelli. Questo Natale preveda anche un bilancio spirituale di come abbiamo vissuto la grazia del Giubileo!

 

  1. Il Natale e il Giubileo si illuminano a vicenda: il Bambino di Betlemme ci mostra che Dio entra nella storia, e il Giubileo ci ricorda che questa storia è sempre aperta alla speranza, alla conversione, alla gioia del perdono. Papa Leone XIV ci invita a «costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace». Viviamo questo Natale con lo sguardo rivolto al presepe e al Giubileo: due segni concreti che ci dicono che Dio è vicino, che la verità è reale, che la speranza è viva. Natale, un Bambino non è un’idea!

A tutti voi, con affetto, la mia benedizione!

Buon Natale, nel Signore che viene!

+ Guglielmo Borghetti 

Vescovo di Albenga-Imperia

Albenga, 8 dicembre, dell’anno giubilare 2025,

Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

 

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