Don Pierfrancesco Corsi, vicario episcopale per la Pastorale e Delegato diocesano all’Assemblea sinodale, ha sottolineato l’importanza di una Chiesa che sappia lasciarsi evangelizzare dai poveri. Egli afferma con convinzione che, quando la Chiesa sceglie di stare dalla parte dei poveri, non sbaglia mai la propria postura. Questo atteggiamento, anche se non sempre porta a ottenere il consenso o l’applauso generale, garantisce comunque alla Chiesa la carezza autentica del Vangelo, segno tangibile.
Secondo don Corsi, il Cammino sinodale non si rivolge esclusivamente alla comunità ecclesiale, ma rappresenta anche una profezia che interpella profondamente la vita sociale e civile. Questa dimensione profetica invita la Chiesa a uscire da sé stessa per essere fermento di trasformazione nel mondo, promuovendo valori di pace, concordia e fraternità.
Richiamando l’esortazione “Dilexi te” di Papa Leone, don Corsi evidenzia la necessità per la Chiesa di assumere un ruolo attivo all’interno del mondo, ponendosi come “lievito di pace, di concordia, di fraternità”. Solo in questo modo la Chiesa può davvero incarnare il suo mandato evangelico, diventando segno di speranza e di unità nell’intera società.
A proposito del Documento di sintesi, don Pierfrancesco Corsi ricorda che esso nasce dal tentativo di discernere il senso della fede del popolo di Dio. Sottolinea che la profezia, nella Chiesa, non appartiene ai singoli individui, ma riguarda l’intero popolo di Dio. È dunque attraverso il coinvolgimento e l’ascolto di tutti che la Chiesa può compiere un autentico cammino di discernimento e rinnovamento.



