Omelia del Vescovo per la Solennità di Pentecoste, domenica 31 maggio 2020 – Cattedrale San Michele Arcangelo – Albenga

Il sogno di una Chiesa armonica

1 Cari amici, è davvero bello ritrovarsi nella nostra Cattedrale con voi presenti a celebrare l’Eucaristia nel giorno santo di Pentecoste. Dopo un lungo periodo di distanza fisica siamo prudentemente insieme, in sicurezza, attorno all’altare del Signore. Abbiamo vissuto momenti difficili e carichi di preoccupazioni e di dolore, momenti che non sono ancora definitivamente conclusi purtroppo, ma che pare stiano diminuendo; purtroppo c’è ora la coda lunga e oscura delle difficoltà   economiche di tante famiglie e di tanti settori lavorativi; preghiamo il Signore che aiuti tutti a trovare le vie giuste per non rimanere schiacciati dal virus delle difficoltà economico-finanziarie e dal virus della sfiducia arrabbiata e amara. Gesù, il Risorto, è con noi!

2. La Pentecoste è la conclusione del tempo sacro dei cinquanta giorni; la Pentecoste conclude quello che Pasqua ha inaugurato, è la pienezza della Pasqua! Questi cinquanta giorni dalla Risurrezione di Gesù alla Pentecoste, sono contrassegnati in modo speciale dalla presenza dello Spirito Santo. È lui infatti il Dono pasquale per eccellenza, “primo dono ai credenti” dice la Liturgia, e la Pentecoste fa tutt’uno con la Risurrezione di Cristo, Pasqua-Pentecoste. La gloria del Risorto è continuamente presente in mezzo a noi e in noi per mezzo del “suo Spirito”. Lo Spirito Santo è “lo Spirito di Cristo” e per il cristiano vivere “è Cristo” (Gal 2,20). Che cosa fa lo Spirito in noi? Qual è la sua azione specifica? È semplice a dirsi e nel contempo straordinario: realizza in noi ciò che si è compiuto in Cristo: interiorizza il suo mistero, fa si che diventi il nostro mistero. Il Concilio Vaticano II nel Decreto sulla attività missionaria della Chiesa  Ad gentes al numero 4 dice “Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché si compisse dal di dentro la sua opera di salvezza”. San Bernardo in una sua Lettera scrive “non mi gioverebbe il fatto che Cristo è morto per me, se non mi vivificasse con il suo Spirito” (Ep 107,9). È così che il cristiano animato dallo Spirito del Risorto, diventa testimone della morte e risurrezione di Cristo: “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1,8).   Lo Spirito Santo ci rinnova intimamente per mezzo dei sacramenti e forma in noi l’”uomo nuovo”. Lo Spirito crea nei discepoli un cuore nuovo, un cuore che batte all’unisono con il cuore di Cristo. La sera della Pasqua di Risurrezione Gesù appare ai suoi e dice: “Ricevete lo Spirito”! È il primo dono del Risorto! L’uomo nuovo sente il bisogno di gridare davanti al mondo che Cristo è vivo, vivo, vivo ed è il Signore della vita e della gloria; diventa come Pietro e i Dodici “apostolo”, inviato, spedito fino ai confini della terra.

3. Non solo lo Spirito Santo crea un uomo nuovo con un cuore nuovo, ma fa dei discepoli un popolo nuovo! Nel giorno di Pentecoste lo Spirito discese dal cielo, in forma di “lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue” (At 2,3-4). Così San Luca negli Atti degli apostoli. Lo Spirito Santo si posa su ciascuno e poi mette tutti in comunicazione. A ognuno dà un dono e tutti raduna in unità. Lo stesso Spirito crea la diversità e l’unità e fa un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa. “Dapprima, con fantasia e imprevedibilità, crea la diversità; in ogni epoca fa infatti fiorire carismi nuovi e vari. Poi lo stesso Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia: è Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: “Ipse harmonia est”, Lui stesso è l’armonia. «Con la sua presenza e la sua azione riunisce nell’unità spiriti che tra loro sono distinti e separati» (Cirillo di Alessandria, Commento sul vangelo di Giovanni, XI, 11). Cosicché ci sia l’unità vera, quella secondo Dio, che non è uniformità, ma unità nella differenza” (Francesco, Omelia 4-6-2017).

4. Nella storia del popolo di Dio ieri come oggi permangono due tentazioni. La prima è quella di cercare la diversità senza l’unità. “Succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti “custodi della verità”. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa “tifosi” di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani “di destra o di sinistra” prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa. Così c’è la diversità senza l’unità. La tentazione opposta è invece quella di cercare l’unità senza la diversità. In questo modo, però, l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà” (Francesco, Omelia 4-6-2017).

5. La nostra preghiera allo Spirito Santo è allora chiedere la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa; di farci carico dell’unità tra tutti, di azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano, perché essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione; una Chiesa dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo. Una occasione di grazia speciale per condividere la gioia di appartenere al popolo santo di Dio, di essere inseriti nel mistero del suo Corpo, di essere vitalmente uniti nella hierarchica communio  è la Visita Pastorale programmata per l’autunno 2020; nella Solennità odierna, qui nella nostra Cattedrale annuncio in modo ufficiale che per ragioni dettate dalla nuova contestualità creatasi con l’emergenza sanitaria e i conseguenti rallentamenti di tante attività ecclesiali in questo anno pastorale che volge al termine, ho ritenuto opportuno, dopo attenta riflessione, preghiera e discernimento rinviare l’inizio della Visita Pastorale all’autunno del 2021.

6. Nell’Enciclica Redemptoris Mater San Giovanni Paolo II – di cui in questo mese di maggio abbiamo celebrato i cento anni dalla nascita – afferma che Lei è la ‘sposa della Spirito Santo’ (cfr RM, 26). Tanti santi e innumerevoli schiere di fedeli l’hanno invocata come Vergine del Cenacolo, che impetra con gli Apostoli il dono dello Spirito su tutta la Chiesa, anche noi adesso con lei diciamo: Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, Spirito riversato senza misura nei nostri cuori e nel cuore della Chiesa, anima della Chiesa, vieni, Veni creator Spiritus! Per vivere abbiamo bisogno di Te come dell’acqua: tu sei il Signore e dai la vita, Dominum et vivificantem scendi ancora su di noi e insegnaci l’unità. Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!

 

 

+ Guglielmo Borghetti

Vescovo di Albenga-Imperia

 

 

 

Albenga, 31 maggio 2020
Domenica di Pentecoste

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